Ancora una giornata di olio di gomito, di rospi da ingoiare, di lacrime da ricacciare indietro, di rabbia da contenere. A pochi giorni dall'inondazione del 21 marzo, dall'effluvio di forze dell'ordine e testate giornalistiche, cittadini e commercianti di Nocera Marina sono soli. Sta a loro cercare di ricominciare. I danni sono imponenti, specie per quegli esercizi commerciali che vivono quasi solo nella stagione estiva.

 

Tanta la merce persa. Davanti ai negozi abbondano gli scatoloni con i rifiuti. Un negozio di accessori e attrezzature per il mare ha appena messo davanti alla saracinesca infradito e ciabattine rovinate dalla furia dell'acqua con ancora tanto di cartellino.

 

All'interno le proprietarie con pompa e scopa cercano di lavare via gli ultimi residui di terra e fango. Nel suo magazzino un ferramenta riempie decine di bustoni neri della spazzatura. Gli chiediamo se spera che qualcuno lo aiuti economicamente a fare fronte ai danni. Ci risponde con disincanto: «La speranza è l'ultima a morire ma vengo da un'esperienza simile e so già che non succederà».

 

Sono, invece, appena arrivate nuove provviste e derrate ad un bar ristorante che ha calcolato sui cinque mila euro di danni. «Ormai ogni volta che vedremo il mare più agitato del solito per noi sarà terrore, ci dice».

 

Anche lui non crede che qualcuno lo aiuterà a sostenere le spese ci dice mentre si adopera per sistemare la merce appena arrivata. C'è poi chi la rabbia non la frena. «I massi andavano messi subito sotto il ponte. Non è stato fatto. Ne avevano, invece, il tempo. Perchè? »

 

Qualcuno ci porta, invece, a vedere i famosi campi di cipolle. Quelle piantagioni che avrebbero inciso sul corso di quanto accaduto. I campi, ci raccontano, sorti accanto al villaggio Nuova Temesa, tra il mare e la statale 18, sarebbero affiancati da argini alti proprio per difenderli da eventuali incursioni dell'acqua. Argini talmente alti, ci dicono, da avere portato anche a cedere alcuni pali dell'illuminazione elettrica che vediamo infatti piegati. Ma in questo caso la loro colpa sarebbe, ci spiegano e il condizionale è d'obbligo, quello di avere gli argini deviato il mare conducendolo nella cittadina.