Cristina Kirchner ha menzionato alcuni articoli del quotidiano Pagina 12 facendo riferimento a presunte connessioni tra la famiglia dell’ex presidente dell’Argentina e la 'ndrangheta
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«Italiani, mafiosi per genetica». Sono le pesanti dichiarazioni della vicepresidente argentina Cristina Kirchner in un attacco diretto, pur senza mai citarlo, al suo avversario ed ex presidente di origine calabrese Mauricio Macri.
Il ramo paterno di Mauricio riporta all'inizio del Novecento e al nonno Giorgio Macrì, rampollo di una famiglia di latifondisti di San Giorgio Morgeto, a meno di due chilometri da Polistena, in provincia di Reggio Calabria, espatriato nel 1943 in Argentina.
La donna ha espresso la sua posizione durante la Fiera del libro a L’Havana, ma è stata denunciata dalla Fondazione Apollo, che aveva organizzato l’evento, per aver «violato le norme etiche nell’esercizio della funzione pubblica».
«La mafia causata dagli antenati di chi è stato presidente»
La vicepresidente Cristina Kirchner ha menzionato alcuni articoli del quotidiano Pagina 12 che fanno riferimento a presunte connessioni tra la famiglia Macri e la 'ndrangheta. «Qui in Argentina il lawfare (l’uso del sistema giudiziario per screditare un avversario politico) ha avuto una componente mafiosa che ha portato alla persecuzione dei miei figli».
«Una componente mafiosa che deve essere probabilmente causata dagli antenati di chi è stato presidente – ha detto parlando dalla Fiera del Libro dell’Avana – proprio come ha denunciato un noto giornalista del giornale Pagina 12 quando ha parlato della ‘ndrangheta. Devono essere quegli antenati».
Indignazione sui social network argentini
Le dichiarazioni della Kirchner hanno provocato un terremoto tra i tantissimi discendenti di italiani in Argentina, (oltre il 50% della popolazione) e il presidente in carica Alberto Fernandez, oltre a dissociarsi da lei, ha sottolineato che «i valori dell’Italia sono fondamentali in Argentina».
Nei social network argentini, le parole hanno suscitato indignazione di numerosi discendenti di italiani in Argentina, che con l’hashtag #CFKdiscrimina hanno chiesto di punire la vicepresidente. C’è chi la accusa di essere «xenofoba », chi ricorda la fatica dei suoi nonni arrivati in Argentina «in terza classe» e che hanno lavorato duramente per tutta la loro vita. Chi si sente umiliato dalle sue offese e chi chiede di essere risarcito.
Due consiglieri della coalizione politica “Insieme per il cambiamento” della città di Rosario hanno chiesto all’Istituto nazionale contro la discriminazione argentina di indagare su quanto accaduto. «Le parole dell’ex presidente costituiscono un’offesa inutile e gratuita a gran parte della società argentina, perché gran parte di noi proviene da famiglie di origine italiana», queste le loro dichiarazioni riportate dal portale Rosario3.com.
«È molto brutto collegare a un gruppo etnico ciò che non esiste»
La Fondazione Apollo, che ha denunciato la Kirchner per manifestazioni ‘italofobiche’, ha affermato: «Le espressioni usate dalla vicepresidente della Nazione presentano un carattere discriminatorio, in quanto attribuisce una sospetta condotta mafiosa di una persona ai suoi ‘antenati’, come se i comportamenti etici o contrari all’etica non dipendessero dalla libera determinazione degli esseri umani, ma dalla loro discendenza, dalla loro origine etnica».
E ancora: «Contrariamente alla tesi italofobica dell’ex presidente, due dei nostri più grandi leader, che incarnano onestà, distacco personale, protezione del patrimonio dello Stato e disinteresse per il patrimonio straniero e proprio, sono Manuel Belgrano e Arturo Illia, entrambi discendenti di italiani».
Sul caso è intervenuto anche il vicesegretario per l’America Latina del Consiglio generale degli italiani all’estero, Mariano Gasola, che si è detto «triste perché questo ci ridicolizza e ci danneggia». «Qui non si tratta di ciò che dicono Macri o Cristina, ma ci sono molte persone che pensano che gli italiani siano mafiosi, così come pensano che gli spagnoli siano sporchi o gli ebrei degli approfittatori. È molto brutto collegare a un gruppo etnico ciò che non esiste».