Il collaboratore di giustizia ha legato il nome dell’ex dirigente dell’Asp di Vibo Valentia al clan Mancuso. Ed è tornato sulla morte della 16enne Federica Monteleone dopo un black out in sala operatoria: «La 'ndrangheta usò i colletti bianchi per sistemare tutto»
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La figura dell’ex dirigente dell’Asp di Vibo Cesare Pasqua (poi direttore della clinica Villa S. Anna di Catanzaro) è stata oggi al centro del controesame del collaboratore di giustizia Andrea Mantella nel maxiprocesso nato dalle operazioni antimafia Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium in corso dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Un controesame nel corso del quale è stato approfondito il presunto rapporto tra l’ex dirigente dell’Asp e il clan Mancuso, ma anche l’intervento del clan Lo Bianco per restituire i soldi di alcune rapine ai danni di diversi distributori di benzina, così come altro presunto intervento del clan di Limbadi nella vicenda relativa al decesso di Federica Monteleone. È toccato in particolare all’avvocato Michele Gigliotti – difensore di parte civile per conto delle parti offese, i dottori Francesco Talarico (già alla guida dell’Asp di Vibo) e Francesco Massara (alla guida del dipartimento di Veterinaria dell’Asp) – aprire con specifiche domande riguardanti Cesare Pasqua, imputato nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa, abuso d’ufficio con l’aggravante mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso e minaccia aggravata dal metodo mafioso.
«Pasqua è un sussurrato nell’orecchio, un riservato a disposizione della consorteria Mancuso di Limbadi, un mafioso clandestino – ha affermato il collaboratore – infiltrato nell’Asp di Vibo, un mafioso non dichiarato dei Mancuso». Andrea Mantella non ha saputo indicare con precisione l’incarico ricoperto da Cesare Pasqua all’interno dell’Asp, indicandolo come «direttore sanitario», mentre ha specificato che al Comune di Vibo operava invece «il figlio di Pasqua». Ad avviso di Andrea Mantella, il «potere dei Mancuso si esercitava anche tramite i c.d. riservati, i colletti bianchi, ma non so se Pasqua si occupasse anche del servizio veterinario, così come non so chi fosse il direttore dell’Asp». Il collaboratore ha poi accennato ad una sorta di “diatriba” all’interno dell’Asp «tra Pasqua e Miceli di cui non ricordo bene, mentre non conosco la dottoressa Servello». La difesa di Cesare Pasqua ha dal canto suo prodotto al Tribunale la sentenza definitiva con la quale l’ex direttore generale dell’Asp di Vibo, Francesco Talarico, è stato condannato a 2 anni e 4 mesi per tentata concussione nei confronti dell'allora direttore dell'Unità operativa di Medicina del lavoro Cesare Pasqua.
Andrea Mantella è quindi ritornato anche sulla vicenda che ha portato al decesso nel 2007 della 16enne Federica Monteleone dopo un black out nella sala operatoria dell’ospedale di Vibo nel corso di un intervento di appendicectomia. «Quando è morta la ragazza, la cosca Mancuso utilizzò i colletti bianchi per sistemare le problematiche insorte a seguito del decesso e interessò pure Pasqua poiché la cosa interessava Pantaleone Mancuso, detto Vetrinetta, in quanto era coinvolta la ditta Stuppia che aveva un appalto in ospedale. In particolare – ha aggiunto Mantella – alla cosca Mancuso interessava che per la vicenda di Federica Monteleone non finissero nei guai l’anestesista e la ditta Stuppia». Continua a leggere su Il Vibonese