LA STORIA | Negli anni ’70 le ruspe spazzarono via l’antica villa padronale che sorgeva sulla collina di contrada Verga e per dieci miliardi di lire fu costruito il nuovo nosocomio
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Le sale operatorie all’interno delle torri, il reparto di radiologia e gli uffici amministrativi nel frantoio oleario. A Locri negli anni ‘50 e per un ventennio ci si andava a curare nello stesso posto di oggi. Con una sottile differenza. In luogo dell’attuale ospedale civile dalla collinetta di contrada Verga svettava un antico castello nobiliare. Di quel fortino adesso resta soltanto il giardino esotico davanti al Pronto Soccorso e parte della balconata che dà sull’ingresso principale. Delle merlature ghibelline che ornavano le torri, dei saloni, delle cucine, nessuna traccia. Negli anni settanta la villa padronale venne totalmente rasa al suolo dalle ruspe della Cassa del Mezzogiorno e un’imponente colata di cemento sostituì la vecchia struttura con quella odierna.
Gli aristocratici caduti in disgrazia
Verso la fine dell’Ottocento il padrone di casa, Francesco Teotino, sposò la baronessa Marianna del Balzo Squillacioti e la villa fu ristrutturata e trasformata in fortezza. I problemi iniziano negli anni ’30. Il cavalier Teotino, ormai malfermo di salute, andò incontro ad una situazione economica difficile e, a causa di molte ristrettezze, decise di vendere tutte le sue proprietà per estinguere debiti e tasse non pagate. A quel punto il Comune di Locri avviò le trattative per l’acquisto del castello per circa 3 milioni di lire. All’atto di vendita il castello aveva attorno a sé un’area di pochi metri quadrati e una decina di piccole costruzioni, la più grande delle quali era un frantoio con annessa casa colonica.
La trasformazione in luogo di cura
La trasformazione del Castello Teotino in istituto di cura non fu impresa facile. Lo stesso giorno in cui si stabilì di acquistare il castello la giunta municipale nominò un comitato cittadino per la raccolta di fondi da devolvere alla sistemazione e riconversione del castello in ospedale. Le iniziative portate a termine furono innumerevoli. Oltre alla ricerca diretta di fondi tramite sottoscrizioni, di sapone di casa, di olio e biancheria varia, ogni impiegato statale di Locri versò la somma di mille lire a favore dell’ospedale. Una volta ottenute tutte le autorizzazioni il 1° settembre del 1949 il castello inizia a funzionare come nosocomio. Sebbene le cronache dell’epoca raccontino di forti resistenze, soprattutto da parte della criminalità e dei partiti di opposizione, il progetto ospedale fu realizzato grazie ai buoni uffici della Democrazia cristiana con i palazzi del potere.
Demolito per far spazio al nuovo ospedale
Col tempo però le aristocratiche stanze che furono del cavaliere e della baronessa iniziavano a stare strette. L’utenza era in costante aumento, i posti letto non bastavano più. Serviva una nuova struttura. E il castello non godeva delle condizioni fisiche e ingegneristiche tali da poter essere inglobato nel nuovo progetto. Le fondamenta erano tutt’altro che solide, e se si fosse intervenuto sul già costruito sarebbe crollato tutto.
La location per il nuovo edificio era stata individuata proprio in cima alla collina di contrada Verga. Insomma, una delle due strutture era di troppo. L’opera, così come appare ora, fu consegnata dopo quattro anni di lavoro e costò 10 miliardi di lire: sette li finanziò la Cassa, il resto fu pagato dal ministero per i Lavori pubblici, dalla Regione e dal Comune. Nessuna obiezione da parte dei Beni Culturali, nessuna sommossa popolare, niente di niente. L’antico fortino venne demolito nell’autunno del 1970. Nell’indifferenza generale.
Ilario Balì