«Quadro indiziario inconsistente». E poi ancora «Elementi congetturali o presuntivi». Con queste motivazioni il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ha rigettato l’appello proposto dalla Procura di Locri contro l’ordinanza emessa dal gip con la quale è stata respinta la richiesta di misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti dell’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano e di altri 9 indagati dell’indagine “Xenia” per l’ipotesi di associazione per delinquere.

 

«La gestione poco trasparente da parte del Comune di Riace e degli enti attuatori delle risorse pubbliche finanziate per i progetti di accoglienza dei migranti – annotano i magistrati reggini - conferma l’esistenza di prassi improntate alla superficialità e alla negligenza, ma non consente, allo stato, di ritenere suffragata la sussistenza dell’addebito associativo, in assenza della prova del perseguimento di vantaggi patrimoniali privatistici o dell’appropriazione di somme di denaro da parte dei singoli protagonisti della vicenda».

 

Il giudizio dei magistrati di Reggio Calabria prosegue evidenziando che «Sul piano cautelare, assorbente è la considerazione che il “periculum criminis” è eliso dal tempo decorso dai fatti (che si arrestano al 2017) e dal venir meno del contesto ambientale in cui si sono localizzati».