INTERVISTA | Il modello Riace demolito dalla sentenza del tribunale di Locri che condanna l'ex primo cittadino a 13 anni e due mesi di reclusione. Nell'intervista tutta l'amarezza di Lucano
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«È un momento difficile, mi aspettavo una formula ampia di assoluzione. Non mi aspettavo questa sentenza». È amaro lo sfogo di Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace conosciuto in tutto il mondo per il suo modello di accoglienza in favore dei migranti, dopo la pensante condanna infertagli dal tribunale di Locri.
Una condanna (13 anni e 2 mesi) di quasi il doppio di quanto era stato richiesto dalla procura di Locri, che nel 2018 ne aveva chiesto l’arresto nell’ambito del processo Xneia. Mimmo Lucano è sotto processo perché accusato, tra l'altro, di associazione a delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
«Io non ho niente, mia moglie fa un lavoro umile pulendo le case delle persone. Mi sono schierato dalla parte degli umili, ho immaginato di partecipare al riscatto della mia terra. Oggi però per me finisce tutto, è stata pesantissima. Non so se per i delitti di mafia ci sono pene simili. Per me è un momento difficile, non so cosa farò».
Lucano poi ringrazia tutti i suoi avvocati, in primis l’avvocato Mazzone, venuto meno nel corso del processo. «Io non avevo i soldi per pagare gli avvocati, dovevo nominarmi un avvocato d’ufficio. Non potevo permettermi degli avvocati e devo tutto a loro», prosegue con un filo d’emozione. «Oggi posso dirlo – afferma Lucano – non sto fingendo, sto dicendo delle cose vere. Tutte le persone che mi sono state vicine, anche i magistrati mi hanno espresso solidarietà per una vicenda inaudita. E questo oggi è l’epilogo».