La storia di Anna Maria, rimasta con il marito nel paese in cui risiede il figlio e impossibilitata a ripartire per via della pandemia. La figlia: «Le hanno detto di rientrare in nave o treno»
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L’emergenza coronavirus continua a riverberarsi sui diversi livelli della vita degli italiani. L’ultima vicenda collegata al lockdown si divide tra la Calabria e la Svezia. Protagonista è una 64enne di Tropea, Anna Maria Merante, partita alla volta di Goteborg insieme al marito Antonio lo scorso 17 febbraio per passare qualche giorno accanto al figlio residente nel paese scandinavo. Un soggiorno che sarebbe dovuto finire l’11 marzo scorso, ma che si protrae ormai da settimane per via del blocco di molti voli internazionali dovuto alla pandemia.
A spiegarci nel dettaglio la vicenda è la figlia Eleonora: «Hanno spostato e cancellato più volte i voli di rientro, rinviandoli di settimana in settimana. L’ultimo aggiornamento è che sarebbero dovuti partire domani, ma anche stavolta è andata male, nonostante le rassicurazioni della Farnesina e dell’ambasciata italiana a Stoccolma. Ma quel che è peggio – prosegue Eleonora - è che le è stato consigliato di tornare dalla Svezia in macchina, treno o nave. Come può una persona nelle sue condizioni affrontare un viaggio del genere? Sono impazziti».
Già, perché la storia di cui, suo malgrado, Anna Maria è protagonista nasconde un lato che la aggrava ulteriormente: «Mia madre è malata oncologica – spiega la figlia -, sta seguendo una terapia che purtroppo le ha portato delle complicazioni. Tutte cose che aveva messo in conto e che avrebbe potuto affrontare agevolmente se fosse rientrata nei tempi prestabiliti. La permanenza lontano da casa sta peggiorando fortemente la situazione, anche perché mia madre soffre di molte altre patologie».
Problemi di salute per i quali Anna Maria aveva già un programma di visite pianificato da settimane, come lei stessa ha spiegato con un post di sfogo su facebook: «Adesso mi chiedo: l'Ambasciata italiana a Stoccolma e la Farnesina perché mi hanno garantito che sarei partita essendo io malata oncologica? Ho dovuto rimandare mammografia, eco mammaria, eco addome, analisi ecc... Ma insomma devo morire in Svezia? L'Italia garantiva il rientro, ma a chi? A me e mio marito no. Vergogna!!!».
Una situazione di grande instabilità che necessita di una soluzione in tempi brevi, anche perché, come spiega Eleonora, «accedere alle cure e ai controlli in Svezia ha dei costi molto proibitivi per gli stranieri, mia madre ha bisogno assoluto di rientrare al più presto in Calabria». Un grido d’allarme che non può sicuramente restare inascoltato e che richiede una risposta celere e precisa da parte di tutte le istituzioni: da quelle locali a quelle nazionali.