VIDEO-INTERVISTE | Nella riunione presieduta del sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi e Franco Iacucci, presidente della Provincia, le proposte per un nuovo modello organizzativo da portare all'attenzione della Regione (ASCOLTA L'AUDIO)
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Il tentativo era quello di stabilire un coordinamento tra i sindaci e le autorità sanitarie sulle azioni da intraprendere per frenare l’avanzata del coronavirus in provincia di Cosenza econcordare una linea di intervento, anche in vista della riunione della Unità di crisi convocata per oggi in Regione da Nino Spirlì con la Protezione Civile. Nella quale, lamentano sia da Flavio Stasi, primo cittadino di Corigliano-Rossano e presidente dell’assemblea dei sindaci, sia da Franco Iacucci, presidente della Provincia di Cosenza, manca la voce degli enti locali. Su cui però si ribaltano le problematiche derivanti da questa terza ondata della pandemia.
Lockdown blando
«Sia in zona rossa, sia in zona arancione le misure di contenimento sono blande, per cui non si possono attivare controlli rigidi – dice Stasi da tempo alle prese con una escalation di contagi e vittime nel territorio amministrato – Peraltro manca anche il personale preposto in numero adeguato, non solo in capo al comune ma pure nelle file delle forze dell’ordine. Questa è una delle ragioni per cui in alcune fasce orarie nei giorni feriali della settimana e poi il sabato e la domenica ho disposto la chiusura degli esercizi commerciali. Anche per dare alla popolazione un segnale di allarme e favorire un’adeguata percezione dell’entità del rischio di contagio».
Cittadini stanchi delle restrizioni
«Ma i cittadini sono stanchi, piegati da oltre un anno di sacrifici. Per cui tendono ad abbassare l’attenzione – insiste il sindaco di Corigliano-Rossano - La minore propensione a rispettare il lockdown e le maglie larghe della normativa impediscono di tenere la gente a casa. E la conseguenza la vediamo nelle ambulanze in fila davanti gli ospedali».
Insomma, lo sforzo compiuto dalle autorità sanitarie locali per aumentare ulteriormente il numero dei posti letto nei presidi ospedalieri del capoluogo e delle strutture territoriali non basta: tutto sarà insufficiente senza un intervento sul contenimento dei focolai. Concetti ribaditi da Flavio Stasi nel corso della riunione convocata nella Sala degli Stemmi del palazzo della Provincia alla quale erano presenti tra gli altri, i commissari dell’Azienda Ospedaliera e Sanitaria Isabella Mastrobuono e Vincenzo La Regina e poi Mario Occhiuto, Marcello Manna e Domenico Lo Polito, rispettivamente sindaci di Cosenza, Rende e Castrovillari.
Il presidio militare di Cosenza
Tra le questioni affrontate anche quella della riconversione dell’ospedale da campo caldeggiata dai sindaci, ritenuta invece non più praticabile da Asp e Azienda Ospedaliera poiché, ha spiegato Vincenzo La Regina «il personale medico specialistico che vi era impiegato è adesso dislocato altrove. Stiamo invece valutando la conversione di uno dei nostri plessi in struttura completamente Covid». L’intenzione è quella di alleggerire la pressione sull’Hub del capoluogo. In questa fase all’Annunziata si è concentrato quasi tutto il personale sul fronte del contrasto all’epidemia, rischiando di compromettere i servizi di assistenza per le altre patologie.
Una struttura solo per pazienti Covid
La prospettiva dunque, è quella di mantenere i pazienti Covid nell’ospedale di Cosenza soltanto negli specifici reparti di malattie infettive e pneumologia, riportando alle originarie funzioni quelli riconvertiti di ortopedia, medicina e geriatria. Questi posti letto dovranno essere allestiti altrove, in uno stabile esclusivamente dedicato alla cura dei soggetti con coronavirus, dotato anche di sub-intensiva, ma logisticamente vicino a Cosenza per favorire il rapido trasferimento in rianimazione dei malati le cui condizioni dovessero precipitare.
Un nuovo modello organizzativo
Questa soluzione consentirebbe all’Annunziata di riprendere in pieno l’esercizio ordinario in tutte le specialità, riducendo al minimo pure il rischio di una diffusione di focolai epidemici intraospedalieri. E per evitare in futuro altre situazioni di emergenza, la Mastrobuono non ha dubbi: «Rivedere a livello centrale la distribuzione dei posti letto Covid è necessario anche in prospettiva, perché ritengo che bisognerà mantenerli pronti ad essere utilizzati anche dopo questa ondata, per evitare in futuro di farci trovare impreparati. A mio parere devono restare a disposizione fino alla fine dell’anno o comunque finché non si concluderà la campagna vaccinale».
Il rebus dei dati
Iacucci si è detto molto preoccupato anche per la confusione sui dati: «I sindaci non hanno un quadro della situazione in tempo reale per cui non sono in grado di adottare contromisure immediate. Vanno un po’ alla cieca. Sono preoccupato anche per il dramma di chi cerca risposte sanitarie su altri fronti, diversi dalla pandemia, e non riesce più a trovarne. Si stanno pericolosamente tralasciando le cure ordinarie. È chiaro quindi – ha sottolineato – che non si tratta solo di un problema di posti letto ma di organizzazione complessiva. Per questo avremmo voluto un maggiore coinvolgimento a livello regionale».
Scollamento istituzionale
«Invece, da quando si è insediato e nonostante i numerosi solleciti, non abbiamo mai avuto la possibilità di confrontarci con Spirlì. Registriamo allora uno scollamento istituzionale nel cui ambito ognuno assume decisioni singolarmente. Mentre invece l’emergenza pandemia può essere affrontata efficacemente soltanto attraverso la sinergia, la concertazione e l’impegno di tutti, compresi i cittadini». La sintesi nelle allegate interviste al commissario Asp Vincenzo La Regina, al sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi, al presidente della Provincia Franco Iacucci, alla manager dell'Azienda Ospedaliera Isabella Mastrobuono.