E’ un filone d’indagine ben preciso quello che ha portato la Guardia di finanza in diversi uffici del Comune di Vibo Valentia. Un filone che parla di procedure, affidamenti e gare d’appalto all’ombra dell’ingerenza della criminalità organizzata. Un’indagine “in corso d’opera”, ma più che seria e preoccupante, di quelle che potrebbero non far più dormire sonni tranquilli a diversi “inquilini” di palazzo Luigi Razza, politici ed amministratori (anche ex) compresi.

coordinarla è un magistrato attento e rigoroso: il pm della Dda Antonio De Bernardo, arrivato a Catanzaro nel novembre del 2017 proveniente dalla Dda di Reggio Calabria dove si è occupato per diversi anni delle inchieste più delicate contro il crimine organizzato della fascia jonica reggina. E’ stato voluto a Catanzaro – non a caso – da Nicola Gratteri in persona che l’ha delegato ad occuparsi di Vibo e del Vibonese.


Il blitz al Comune di Vibo

C’è dunque la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro dietro il blitz negli uffici di palazzo Luigi Razza e già solo questo indica che non ci si trova dinanzi ad una semplice acquisizione di documenti da visionare a scopo conoscitivo, ma ci si muove su un filone d’indagine ben preciso e con ipotesi di reato ben precise. I finanzieri – guidati personalmente dal comandante provinciale Roberto Prosperi (ed anche la sua presenza fa intuire la portata dell’inchiesta) – sono andati infatti alla ricerca di specifici atti e settori ben determinati.

I documenti prelevati

Nel mirino delle Fiamme Gialle – da quanto siamo riusciti ad apprendere – vi sono specifiche gare di appalto e diversi contratti di aggiudicazione, ma soprattutto vi è l’ombra della criminalità organizzata e dell’infiltrazione mafiosa in diversi settori del Comune. Da qui l’interessamento della Dda di Catanzaro che punta a fare luce anche su alcuni affidamenti in gestione degli impianti sportivi nella città capoluogo e sulle gare d’appalto relative alla realizzazione di strutture sportive. Nel mirino, poi la manutenzione della rete idrica e fognaria a Vibo e nelle frazioni, la manutenzione del verde pubblico e dell’illuminazione pubblica, più alcune ditte interessate – per conto del Comune – agli interventi a seguito di incidenti stradali.

Il rapporto con la Ligeam

Sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori, anche i rapporti avuti negli anni dal Comune con la società Ligeam di proprietà dell’ex presidente della Camera di Commercio Michele Lico, quest’ultimo già finito in un’inchiesta della Dda di Reggio Calabria che nel marzo dello scorso anno ha portato al sequestro preventivo di altra società a lui riconducibile (secondo gli inquirenti) con sede legale a Roma. Dulcis in fundo (si fa per dire), al setaccio dei finanzieri anche il settore Ambiente del Comune e diverse pratiche riguardanti i rifiuti, oltre che alcuni affidamenti riguardanti la gestione dei migranti sbarcati negli anni al porto di Vibo Marina, la gestione dei pontili, sempre a Vibo Marina, l’appalto per le strisce blu, il commercio ambulante e l’organizzazione di “Vibo va in fiera”. Quanto basta ed avanza per far comprendere la portata di un’indagine imponente che parte da lontano, arriva sino all’attualità e mira a fare “piazza pulita” su quanto di marcio si anniderebbe nei corridoi di “palazzo Luigi Razza”. E, c’è da starne certi – attese anche le ipotesi di reato sottostanti al blitz della Guardia di finanza -, siamo ancora solo all’inizio. L’autunno caldo dell’antimafia a Vibo Valentia è appena cominciato.

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