VIDEO | La storia di riscatto della vittima. «Mi vergognavo e non trovavo il coraggio di guardare in faccia i miei genitori, ma loro sono stati comprensivi». Il supporto del Centro calabrese di solidarietà e la fine del calvario. «Ora credo negli angeli custodi»
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«Vorrei tanto sapere perché ha sentito la necessità di inviare quel video, perché non mi ha mai chiesto scusa». Ha gli occhi che ridono ma il volto intimamente contratto da un pensiero che non le dà tregua: come sia possibile infliggere tanto male senza sentire rimorso, senza sentire l’esigenza di chiedere scusa.
Ci pensa ancora come un enigma insoluto, adesso che la tempesta è passata e il sole asciuga quel che resta di una ferita divenuta tana, abisso in cui sprofondare una intera esistenza. Per mesi Valeria (nome di fantasia a tutela della privacy) ha provato a tagliare fuori quel pezzo di mondo che aveva fatto irruzione nella sua vita a colpi di clic profanandone i pensieri più intimi.
«Ho iniziato a non uscire più, mi sono allontanata da tutti, ho chiuso il profilo Instagram, cancellato tutti i video su TikTok. Passavo tutto il giorno chiusa dentro casa, volevo solo sparire» racconta scegliendo con cura le parole, come un mosaico che attende l’ultima tessera per disegnare la figura e rivelarne il senso.
Ma qui un senso non c’è semplicemente perché l’ultima tessera è introvabile, forse non esiste. L’enigma che le contrae il viso resta insoluto e probabilmente a poco servirebbe oggi conoscere i perché di un giovane che decide di diffondere sui social un video intimo inviatogli in confidenza. Ora che il danno ormai è fatto.
«L’ho rivisto poi e non ero nemmeno arrabbiata ma solo confusa perché pensavo che la colpa fosse solo mia. Adesso provo tanta rabbia». Quel che resta è solo un flusso di emozioni, pensieri, ricordi a cui provare a dare un assetto per tentare di venir fuori dall’abisso.
Ed è quel che ha fatto Valeria e che continua a fare. In assenza di qualsiasi senso logico, inizia seguendo un ordine cronologico. «È stata una provocazione» spiega. Un video intimo inviato ad un ragazzo come risposta ad una sfida: «Mi diceva che me la tiravo troppo, che facevo la preziosa. Volevo dimostrare che non era così».
Per molti mesi quel video senza veli resta sepolto nella memoria di uno smartphone per rispuntare fuori quando Valeria intraprende una relazione sentimentale. «Mi vergognavo ma ho tentato di limitare il danno da sola chiedendo a tutti i miei contatti di eliminare il video. Pensavo fosse finita lì». Non trascorre nemmeno un anno e le immagini tornano di nuovo in circolazione sui social.
«Mi chiama mia madre, anche lei lo aveva visto. Mi prende il panico dalla vergogna, non trovo il coraggio di guardarla in faccia ma i miei genitori si sono dimostrati sempre molto comprensivi. Mi hanno spiegato che non dovevo vergognarmi perché tutti hanno segreti». La nuova diffusione del video avviene in concomitanza con una serie di episodi di cyberbullismo.
Un gruppo di ragazze che si accaniscono sui social: «Mi sono chiusa in casa, volevo sparire. Poi all’improvviso dopo tanti incontri al centro mi sono stancata di subire una cosa che non meritavo». Prima la psicoterapia, poi il gruppo di supporto al centro calabrese di solidarietà, settore prevenzione: «All’inizio non ero molto convinta, mi sembrava un gruppo di alcolisti anonimi, una cosa strana. Poi non mi sono più staccata, è stata la mia ancora di salvezza. E ho iniziato a credere negli angeli custodi».
«Non so mai come raccontare questa storia» prova ancora a rimettere ordine. «Ho vissuto tanto dolore e tanta sofferenza ma non ho fatto tragiche scenate o altro. È stata una sofferenza interiore, difficile da accettare e da descrivere. Oggi credo che sia giusto sentirsi liberi di potersi mostrare senza che nessuno interferisca. Forse non mi sono mai perdonata per quello che è successo però mi ha permesso di azzerare tutta la mia vita fino a quel momento per diventare la persona che voglio essere».