VIBO VALENTIA - Era una vera e propria holding la cosca Tripodi di Portosalvo, finita al centro dell'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai comandi provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri che questa mattina ha portato al sequestro di beni per circa 45 milioni di euro.

 

Interessi romani. Sottosequestro sono finiti anche alcune attività commerciali situate a Roma. Tra questi anche due bar: "La dolce vita" e "Sweet and food", ubicati in via Giulio Cesare, zona Vaticano. Secondo gli inquirenti, la cosca, già duramente colpita lo scorso anno con l'operazione denominata "Libra" che portò all'arresto venti persone tra presunti capi e affiliati, avrebbe esercitato le proprie attività illecite con l'infiltrazione nei lavori pubblici lungo la cosca vibonese ed in opere pubbliche realizzate anche in altre zone d'Italia. Al centro delle indagini anche diversi casi d'usura e di estorsione ai danni di altri operatori economici attuati pure attraverso l'imposizione del pagamento di fatture per prestazioni in realtà mai eseguite e l'acquisto di beni e prestazioni d'opera delle ditte riconducibili al sodalizio. La cosca dei Tripodi - secondo le indagini - sarebbe bene ramificata nel Lazio dove avrebbe tentato di acquisire appalti pubblici anche attraverso il sostegno elettorale ad un candidato, poi eletto e non indagato, alle elezioni del Consiglio regionale del 2010.   

 

Sottosequestro. Oltre la sequestro di beni (anche immobili di pregio situati nella Capitale e a Milano) per dieci persone è stata chiesta l'applicazione di misure di prevenzione personali. Dagli accertamenti economici-patrimoniali-finanziari, eseguiti congiuntamente dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e dal Reporto Operativo-Nucleo investigativo dei Carabinieri di Vibo Valentia, è emersa la riconducibilità alla cosca di 25 aziende, 42 tra terreni e fabbricati, 16 autoveicoli, tutti sequestrati.