L’emorragia appare inarrestabile. L’advisor contabile conferma che a conto consuntivo 2021 risultano in forza al servizio sanitario calabrese 19.152 unità di personale in diminuzione di 227 rispetto al 2020. Per strada si sono persi 391 sanitari con contratto a tempo indeterminato: 114 medici, 24 dirigenti non medici oltre a 250 unità di personale non dirigente. A fronte della perdita, il personale è stato rimpiazzato da sanitari assunti in forma precaria: in totale 114 unità.

Si perdono pezzi

Da Roma giunge, quindi, l’ennesimo allarme condensato nel verbale dell’ultimo tavolo di verifica interministeriale sugli adempimenti del piano di rientro sanitario calabrese. Lo scorso 9 novembre i due ministeri affiancanti «evidenziano ancora una volta le fortissime criticità in ordine al reclutamento di personale e il rilevante depotenziamento degli organici amministrativi».

L'operazione Cuba

L’invito è duplice: avviare procedure di reclutamento centralizzate per evitare «il ricorso a forme atipiche di lavoro». Il riferimento è all’accordo quadro sottoscritto dalla Regione con la Comercializadora de Servicios Medicos Cubanos per la fornitura di servizi medici e sanitari che ha già portato in Calabria il primo contingente di medici d'oltreoceano ma che a Roma evidentemente non è stato accolto con gran favore. Tanto da suggerire di intraprendere la strada decisamente più tradizionale delle procedure concorsuali centralizzate.

Concorsi centralizzati

Un consiglio che ha trovato immediata applicazione dal momento che il dipartimento Tutela della Salute già a fine dicembre annunciava l’imminente indizione di un concorso per reclutare medici per l’area dell’emergenza urgenza. Azienda capofila della procedura aggregata sarà l’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro in attesa della piena operatività di Azienda Zero.

Funzioni non derogabili

L’ente di governance fortemente voluto dal presidente e commissario ad acta, Roberto Occhiuto, che ha però incontrato più di un ostacolo lungo il suo cammino. Un percorso accidentato in parte sintetizzato nell’ultimo verbale di verifica interministeriale. In particolare, i due ministeri affiancanti rilevano criticità determinate dalla sovrapposizione di funzioni tra la struttura commissariale e il commissario di Azienda Zero: «Le funzioni di programmazione, coordinamento, indirizzo e governance, monitoraggio e gestione delle risorse umane sono proprie del mandato commissariale conferito al commissario ad acta» ricordano da Roma e pertanto non delegabili. «L’esecuzione dei compiti propri del commissario non può essere attribuita ad altri soggetti come, peraltro, ribadito più volte dalla Corte Costituzionale, laddove ritiene che l’attività commissariale deve essere posta al riparo da ogni interferenza».

Presidente e commissario

Insomma, Azienda Zero «in quanto ente del servizio sanitario regionale sottostà alle regole vigenti per gli enti del servizio sanitario regionale e opera in coerenza con gli indirizzi forniti dal commissario ad acta». Ma non è questa l’unica commistione a preoccupare i due ministeri. Sempre nel verbale si punta il dito contro «una confusione ovvero sovrapposizione dei ruoli tra commissario ad acta e presidente della Regione, ancorché coincidenti nella persona fisica».

Confusione di funzioni

La questione a quanto pare era già divenuta oggetto di un parere reso dallo stesso ministero in cui si chiariva che: «Gli atti di indirizzo, programmazione e controllo sono propri della struttura commissariale mentre il dipartimento regionale è, per legge nazionale, di supporto alla struttura commissariale».

Disallineamento

Per quel che concerne i bilanci, invece, la musica non cambia. Nonostante la chiusura in positivo registrata a conto consuntivo 2021 pari a 68 milioni di euro – determinato in larga parte da un ingente afflusso di denaro pari a 321 milioni di euro – da Roma si evidenza una stortura: «Tale elevato disallineamento tra risorse assegnate e costi incrementali sostenuti è indicativo di una carenza nella corretta e tempestiva erogazione dei lea nella regione». Il commissario viene così richiamato «al corretto e completo utilizzo delle risorse a disposizione per l’erogazione delle prestazioni assistenziali».

Ritardi di un mese

Ulteriori rimproveri, poi, per la mancata puntualità nell’invio della documentazione contabile, giunta al tavolo con oltre un mese di ritardo. La Calabria «risulta l’ultima regione italiana ad aver depositato i dati contabili relativi al consolidato regionale del consuntivo 2021. Tale ritardo nell’invio dei dati (peraltro non stabili in quanto oggetto di plurime modifiche) e della documentazione a supporto non permette una compiuta istruttoria da parte dei Ministeri affiancanti e di questi Tavoli tecnici al fine di verificare l’affidabilità del dato contabile».