VIDEO | Trovato arsenale di armi anche da guerra e un ordigno dalla potenza micidiale. Secondo la Dda, il clan che per anni è stato considerato satellite della famiglia Libri oggi controllerebbe la zona sud della città avvalendosi anche della comunità rom per le attività criminali più efferate
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La cosca di 'ndrangheta Borghetto-Latella, dopo essere stata considerata per decenni non del tutto autonoma in quanto articolazione satellite della famiglia Libri, oggi controllerebbe le attività criminali ed economiche di un'ampia zona di Reggio Calabria, coincidente con i quartieri di Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra. È quanto emerge dall'inchiesta Garden che stamattina ha portato al blitz della guardia di finanza con 27 misure cautelari.
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Nell'ambito delle indagini, condotte dal Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Reggio Calabria, è stato disposto anche il sequestro preventivo di beni per un valore di circa 500mila euro. Sono stati sequestrati una imbarcazione, alcuni immobili, una società agricola, diversi terreni e un'automobile.
L'inchiesta ha consentito di ricostruire la struttura del sodalizio egemone principalmente nel quadrante sud di Reggio dove il potere mafioso esercitato dai Borghetto-Latella - definiti in un'intercettazione «la corona della nostra testa» da un esponente di spicco appartenente a un'altra famiglia di 'ndrangheta - era garantito anche dalla disponibilità di veri e propri arsenali militari e da continui atti intimidatori e violenti. Numerosi, inoltre, sono gli episodi di estorsione con i quali le cosche hanno monopolizzato vaste sacche commerciali ed economico-imprenditoriali con espansioni anche fuori dalla città.
Stando alle indagini, il presunto boss Cosino Borghetto, ritenuto il capo del clan, era a tutti gli effetti ai vertici del mandamento di 'ndrangheta di Reggio, rivestendo un ruolo apicale, dispensatore di doti e cariche organizzative. Secondo i pm, sarebbe stato lui, assieme al fratello Eugenio detto Gino, a programmare le ripartizioni dei proventi illegali fra il suo sodalizio e le altre 'ndrine.
L'indagine ha confermato anche l'esistenza di un legame sempre più profondo e sinergico tra la 'ndrangheta della provincia e pericolosi esponenti di gruppi criminali appartenenti alle comunità nomadi. Secondo la Dda, l'indagine svela un «nuovo e pericolosissimo volto della 'ndrangheta» che, pur di perseguire i propri lucrosi scopi, ampliare la potenza economica, rafforzare le fila militari e il controllo sul territorio, sarebbe giunta a stringere patti con le comunità nomadi, avvalendosi della stabile collaborazione dei loro più temibili esponenti.
Stando a quanto trapela dagli investigatori, i Borghetto-Latella si sarebbero avvalsi delle comunità rom per il compimento delle più efferate attività criminali, come reati in materia di armi, di droga e, alla bisogna, anche di condotte violente. Rispetto al passato quando si parlava di manovalanza della 'ndrangheta, adesso ci sarebbe una sorta di "do ut des" che, grazie alla protezione di cosche storiche e potenti, avrebbe consentito alla comunità rom di essere legittimata sul territorio conquistando uno spazio di autonomia e libertà delinquenziale di estrema pericolosità sociale. Nel corso delle indagini, la guardia di finanza ha trovato un vero e proprio arsenale costituito da decine di armi, anche da guerra, tra mitragliette, fucili e pistole, munizioni, nonché di un ordigno dalla potenza micidiale.