Il clan Piromalli avrebbe supportato la latitanza decennale del boss Giuseppe Crea poi arrestato nel 2016. Ecco l’intercettazione che alimenta i sospetti della Dda
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Un boss «di un altro pianeta». Uno che ha «modi, garbo e maniere». Così due indagati dell’operazione “Hybris” descrivono Giuseppe Crea, leader del gruppo criminale di Rizziconi arrestato nel 2016 dopo dieci anni di latitanza. Uno di loro si vanta di aver fatto parte della sua “rete” di fiancheggiatori, ignorando però di essere intercettato dagli investigatori. È uno dei capitoli dell’inchiesta per cui la Dda non ha avanzato richieste di misure cautelari, ma per l’ufficio antimafia di Reggio vale da conferma ai sospetti, ovvero che anche il clan Piromalli si sia prodigato per aiutare il boss nel suo decennio di invisibilità, in ossequio al principio del mutuo soccorso fra cosche.
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A rievocare quei giorni di passione oscura è Giuseppe Ferraro a colloquio con Roberto Atteritano. Crea, da lui appellato come «Peppe», dice di conoscerlo bene, avendolo aiutato nelle sue incombenze quotidiane da primula. Funzionava sempre allo stesso modo. Per il tramite di un emissario, il boss gli recapitava un messaggio vago ma ammiccante: «Stasera che fai?». Tanto gli bastava per mettersi a disposizione: «Niente, sono libero». I suoi compiti erano per lo più di supporto logistico: favoriva l’incontro con il barbiere di fiducia e passava nottate intere a giocare a carte con Peppe e altri sodali.
Proprio il ricordo di queste partite estenuanti, gli danno spunto per celebrare la magnanimità del boss: quando perdeva, non pretendeva la restituzione dei soldi. «Ha detto: se domani sera perdi, me li prendo. Stasera ho perso io e ve li dovete tenere tutti». Delle sconfitte non se ne faceva un cruccio, anzi le accettava. A scanso di equivoci, però, Ferraro precisa di avergli sempre chiesto il permesso di poter trattenere le vincite. All’epoca, Crea fu rintracciato in un bunker creato appositamente in un costone di roccia fra Rizziconi e Melicucco. Con lui c’era un altro superlatitante, ricercato da ben diciotto anni e peraltro omonimo dell’odierno indagato: Giuseppe Ferraro, boss di Oppido Mamertino.