L’erba alta, gli spazi verdi pieni di insetti, topi, bisce, cartacce e rifiuti. E poi, ancora, i parchi inutilizzabili, le poste spostate in un container da anni e la delegazione del Comune chiusa. Sant’Eufemia, ex comune che, insieme a Nicastro e Sambiase, ha contribuito a formare Lamezia Terme, quarta città per estensione in Calabria, è sempre più depauperizzata.

 

Basta fare una passeggiata per raccogliere i malumori più o meno veraci dei cittadini. In tanti, soprattutto, i più anziani rivendicano il ruolo di Sant’Eufemia, la considerano la vera Lamezia, e soprattutto si chiedono come sia possibile lasciarla nell’incuria pur sapendo che, essendo sede dell’aeroporto internazionale e di uno snodo ferroviario nevralgico, è deputata ad accogliere coloro che vengono da fuori.

 

Chi arriva a Lamezia da Sant’Eufemia trova ben poco, a malapena i mezzi per raggiungere il centro di Nicastro. E se mancano servizi turistici, non se la passano meglio i residenti. La pulizia del verde viene fatta ma, ci spiegano, in modo approssimativo, tralasciando diverse zone, eppure, si sfogano i cittadini, «noi le tasse le paghiamo per intero».

 

C’è poi chi sottolinea che l’acqua esce dai tubi spesso sporca e scura: «La condotta è dei tempi di Mussolini, viene rattoppata di volta in volta».

 

«Non c’è un disegno di città, una progettazione, si viene qui solo per le elezioni e in quelle dello scorso novembre abbiamo perfino dovuto sentire un candidato a sindaco che per annunciare che si sarebbe spostato per un comizio a Nicastro ci ha detto che sarebbe andato a Lamezia… noi siamo Lamezia!», ci dice un altro cittadino.

 

C’è poi il problema della poste nel container: «Lasciare gli anziani sotto il sole a fare file di ore per pagare la pensione è disumano», ci dice una donna. «Bisogna cambiare passo, stare attenti a questa parte della città così come a tutta Lamezia, stiamo andando indietro», chiosa il consigliere comunale d’opposizione Mimmo Gianturco.