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«In questi anni non è cambiato nulla, né il dolore ma nemmeno il ricordo vivo, quello lo sento ogni giorno». Gennaro Perri è un miracolato. Avrebbe potuto essere la nona vittima della tragedia del 5 dicembre 2010 quando un auto in corsa guidata da un giovane marocchino senza patente e che aveva assunto da poco cannabis, prese in pieno il gruppo di ciclisti di cui faceva parte, mentre come ogni domenica percorrevano in sella alle loro due ruote quella strada. Nella strage morì anche il fratello Rosario.
La commemorazione
Oggi Lamezia, come ogni anno, ha voluto ricordare gli otto ciclisti con la deposizione di una corona di fiori a pochi passi dal luogo in cui avvenne l’impatto, sulla statale 18 in località Marinella. Ad aprire la commemorazione il commissario prefettizio Francesco Alecci che ha invitato i familiari a cercare una lettura della tragedia nella religione prima di lasciare poi spazio a don Cicione.
«Troppo poco per quello che ha fatto»
Una ferita non ricucibile per tutta Lamezia quella della strage degli otto ciclisti, quasi uno spartiacque. Una piaga a cui si è aggiunta poi la fine anticipata della pena per buona condotta da parte di Chafik El Ketani che in carcere è rimasto solo cinque anni. Il ragazzo all’epoca aveva venti anni e viaggiava a bordo di una Mercedes insieme al cuginetto.
«La giustizia è giusto faccia il suo corso, ma secondo me è troppo poco per quello che ha fatto» – dice a LaC News24 Gennaro Perri che racconta poi di ricordare in modo nitido i momenti dell’ incidente, anche se non vorrebbe, ma sono fotogrammi fermi nella sua mente. E poi il ritorno in sella, a due anni di distanza perché «nel bene o nel male la vita va avanti».
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Nell’incidente persero la vita Rosario Perri, Francesco Stranges, Vinicio Puppin, Giovanni Cannizzaro, Pasquale De Luca, Fortunato Bernardi e Domenico Palazzo. Nell'ospedale di Cosenza, a distanza di due mesi, morì anche Domenico Strangis.
Tiziana Bagnato