Ha in braccio, attaccato al collo, il figlio gravemente disabile di 14 anni, la donna la cui famiglia è la destinataria l’ultima ordinanza di sgombero da parte del Comune di Lamezia Terme relativamente agli appartamenti di via degli Uliveti. Dopo anni in cui, ci racconta, ha dovuto far vivere il piccolo, che non riesce nemmeno a stare piedi, all’interno di un container nel campo di Scordovillo, ha deciso di occupare uno degli alloggi vuoti tra quelli che avrebbero dovuto essere assegnati proprio a cittadini di origine rom.

Ma il progetto è naufragato e su quel terreno confiscato alla ‘ndrangheta, destinatario del progetto, i lavori sono iniziati ma non sono mai stati completati. Ecco allora che una manciata di famiglie ha deciso di lasciare il campo, di sistemare gli alloggi a proprie spese e di cominciare lì una nuova vita. Le ordinanze di sgombero di sono susseguite, ultima quella rivolta a questa giovane coppia, che ha anche un altro figlio con problemi ed è in attesa di un’altra creatura. Davanti al Comune di Lamezia in circa una ventina hanno protestato e parlato con il commissario prefettizio Calenda dal quale hanno avuto la promessa di un’interlocuzione in merito con il prefetto di Catanzaro.

La situazione è complessa: da un lato l’occupazione abusiva, dall’altro l’emergenza abitativa che in città ormai è pressante visto che sono centinaia gli alloggi popolari non completati. Dall’altro ancora c’è la paura per gli occupanti di via degli Uliveti di dovere tornare a Scordovillo, nelle baracche, tra topi e insetti, fogne a cielo aperto e fuochi per scaldarsi. Dall’altro, ancora, chi intima a queste famiglie lo sgombero, cioè il Comune, è lo stesso ente che da anni è destinatario di un’ordinanza di sgombero da parte della Procura della Repubblica, quella del campo rom, ma che non riesce ad effettuare.