Era mercoledì scorso quando dopo un periodo di quiete si alzava dal campo rom di Scordovillo una nube nera sprigionata dal rogo di sterpaglie e rifiuti lungo la via di accesso all’accampamento. Ci sono volute diverse squadre dei vigili del fuoco per domare l’incendio mentre l’odore acre e i fumi si sonò sentiti in gran parte di Lamezia.

Il vicino ospedale è stato costretto a chiudere i piani superiori e a prepararsi per eventuali emergenze. Sin da subito il tam tam sui social è stato pressante, Lamezia stanca di subire, di respirare diossina, stanca che il problema rom venga tirato fuori solo in campagna elettorale e che da trenta anni non si approdi ad una soluzione. 

Questa sera il sit-in pacifico per ricordare il diritto alla salute e anche quell’imposizione di bonifica e sgombero che da tempo la Procura ha emesso e che non ha mai trovato seguito. Durante l'inziiativa, che ha raccolto poco più di cento manifestanti contro i cinque mila partecipanti al gruppo fb, è stata avviata una raccolta firme per chiedere il presidio la bonifica del campo e la cessazione delle attività illegali al suo interno. Solo poche settimane fa le forze dell’ordine avevano portato a termine diversi arresti per traffico di rifiuti. Tutto è ciclico quando si parla di gestione della questione rom a Lamezia, ciclico ed emergenziale. Ma ora la città chiede alle istituzioni di fare la loro parte.