La fila si forma già alle sette del mattino. Vengono da tutto il comprensorio al distretto sociosanitario del Lametino. C’è chi deve ritirare e prenotare pannoloni, chi sacche e altro per gravi patologie, molti sono invalidi, c’è chi si appoggia al bastone, chi a una stampella, tanti hanno oltre settanta anni.

 

Eppure per ore sono costretti ad aspettare, anche sotto il sole o la pioggia. Le distanze di sicurezza sono inesistenti, la segnaletica apposita che segna il metro che dovrebbe intercorrere tra un utente e l’altro, sembra quasi una presa in giro. Se venisse rispettata la fila si snoderebbe per tutto il centro di Nicastro.

 

Non solo mancano gli spazi per attendere, ma il desiderio d’ombra porta ancora di più ad ammassarsi verso l’ingresso, dove c’è un po’ di copertura. Molti servizi prima attivi telematicamente ora non lo sono più. Tante le procedure modificate con utenti che dopo file di ore vengono mandati via. Succede anche a un uomo partito da San Pietro a Maida alle sei e mezza del mattino e che si sfoga la sua rabbia e umiliazione.

 

Gli animi sono esasperati, c’è chi strepita e chi urla. «Continuano a parlarci di procedure modificate, ma perché non mettono degli avvisi? Perché ci costringono ad ore di fila per sentirci dire che dobbiamo andare altrove?» si sfoga un anziano. «Siamo nel terzo mondo – aggiunge una donna- dovremmo poter fare tutto telematicamente, ma hanno sospeso tutto. Prima del coronavirus era un dramma, ora potrebbero chiudere direttamente, sarebbe meglio».

 


Nessuna precedenza per gli anziani o invalidi, il rischio è che si sentano male proprio a causa di quella che dovrebbe essere la sanità. La situazione è allarmante e perdura da tempo. Ecco perché il presidente della Terza Commissione Consiliare Sanità Giancarlo Nicotera ha intenzione, insieme all’associazione Malati Cronici del Lametino, di fare un esposto alla Procura e di interessare il direttore del distretto sanitario: «Cosa c’è di sanità in tutto ciò?» si chiede.