I titolari di centri estetici non fermano le proteste allo scattare della zona arancione. Vogliono far sentire la loro voce, fare arrivare al Governo il loro messaggio ed evitare che qualora ci dovesse essere una nuova zona rossa vengano nuovamente abbassate le saracinesche anche per loro.

Sono sicuri di lavorare in piena sicurezza e di non essere un possibile veicolo di contagio. Abbiamo ascoltato le motivazioni di Laura Butera, titolare di un’attività a Lamezia Terme e tra le promotrici del flash mob che vedrà protagoniste domani diverse categorie commerciali della città. «Lavoriamo per appuntamento, non siamo luogo di assembramento e utilizziamo tutte le norme atte a prevenire il diffondersi del virus», ci dice.

Dalla misurazione della temperatura all’igienizzazione della mani, passando per l’uso della visiera protettiva, della mascherina e dei guanti, fino alla sterilizzazione degli attrezzi e all’imbustamento sigillato, diverse sono le norme di igiene e profilassi atte ad evitare il contagio.

Un anno di pandemia e di apri e chiudi hanno dato una stangata agli imprenditori del settore e i sostegni del governo poco hanno potuto rispetto alle spese che avanzavano senza soluzione di continuità. «Tra aiuti arrivati e quelli non arrivati non si può sopperire alle perdite che abbiamo avuto. Chiediamo al governo - afferma Butera - di aiutarci maggiormente e di fare in modo che anche noi lavoratori possiamo essere vaccinati al più presto in modo da garantire ancora più sicurezza alla nostra clientela ed evitare altre chiusure».

Si vuole, insomma, tornare a lavorare. Dietro le saracinesche abbasate ci sono fitti da pagare, tributi da versare, utenze e quant'altro. E non basta una zona arancione per rasserenare gli animi.