Teresa, Martina, Dinamed, Caterina, Mariangela, Triborllasi, Augusta, Luciana, Brigitte e decine di altri nomi stravaganti. Ma solo Teresa è risultata avere una percentuale di principio attivo entro i limiti di legge. Nei giorni scorsi, i carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme, nell’ambito delle attività volte alla prevenzione e repressione del fenomeno dello spaccio di stupefacenti, hanno messo in atto accurati servizi di controllo anche nei confronti del fenomeno della vendita della cosiddetta cannabis light.


Fra i soggetti interessati dai controlli anche M.P.A., 32 anni, lametino, titolare di un punto vendita ubicato a Gioia Tauro come i tanti, spuntati come funghi sul territorio nazionale, attivi nel settore della commercializzazione dei derivati della canapa e della cannabis light, ossia di quella i cui livelli di Thc non superino lo 0.6% così come previsto dall’attuale normativa vigente nel settore, la legge 242/2016. Ma le verifiche dei militari non si sono limitate al citato esercizio commerciale, con tanto di insegna e pubblicizzato sul web. I carabinieri, infatti sono voluti andare più a fondo.


Ed è proprio durante una perquisizione presso l’abitazione del predetto lametino che si sono trovati di fronte ad una vera e propria “succursale” della vendita di stupefacente. All’interno di un garage monitorato da sistema di videosorveglianza, infatti, sono stati rinvenuti sacchi e barattoli in vetro, di varie dimensioni, contenenti infiorescenze di canapa per un peso complessivo di circa 11 chilogrammi, suddivise per tipologia e denominazione. Oltre allo stupefacente, inoltre, veniva rinvenuto materiale per il confezionamento ed il consumo della sostanza.


Caotiche le giustificazioni addotte circa la presenza di quel materiale nella propria abitazione, ancor di più successivamente al ritrovamento di ben 52mila euro in contanti. Ma le operazioni di perquisizione sono proseguite e si sono concentrate successivamente anche sul veicolo del giovane, dove, a questo punto non con estremo stupore, sono stati rinvenuti 25 campioni di inflorescenze con percentuale di principio attivo sotto i limiti di legge consentiti.


Le ultime fasi del controllo, quindi, si sono svolte a Gioia Tauro, presso l’attività commerciale del lametino, come già detto attiva nella vendita di derivati della canapa industriale. Lì si è proceduto al sequestro di 322 bustine di cannabis light per un peso complessivo di 800 grammi circa, al fine di sottoporre il tutto ad opportuni accertamenti. Anche tutta la sostanza precedentemente rinvenuta dai militari, infatti, oltre ad essere custodita con modalità non documentate e non consentite, veniva sottoposta a campionatura e sottoposizione ad analisi di laboratorio i cui risultati sono stati inequivocabili.


Solo due campioni risultavano rispettare la soglia limite di principio attivo fissata per legge allo 0.6%. tutti gli altri campioni analizzati si attestavano su percentuali ben più alte, oscillanti fra il 3.8% ed il 20.3%. in estrema sintesi, meno di un chilogrammo degli undici sequestrati era a norma di legge. Ulteriori accertamenti effettuati dai militari, inoltre, hanno permesso di appurare come per gli anni 2016 e 2017 il soggetto non avesse prodotto alcuna dichiarazione reddituale sebbene la sua ditta fosse attiva dall’aprile 2016. Nei suoi confronti è stata quindi emessa dal Tribunale di Lamezia Terme un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, eseguita nella mattinata odierna dai Carabinieri di Lamezia Terme.