È stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione Giuliano Caruso, 48 anni di Lamezia Terme, accusato di usura perché in concorso con Gianfranco Antonello Muraca, 61 anni commercialista, applicava interessi usurai da Antonio Pettinato, imprenditore lametino. In particolare, Caruso dopo aver ricevuto uno studio di fattibilità da Muraca, offriva in prestito la somma di euro 250mila a Antonio Pettinato dissimulando tale prestazione con un contratto di associazione in partecipazione agli utili della società “Eurotrasporti" costituita tra Stefania e Francesco Pettinato, fratelli di Antonio facendosi promettere interessi usurari del valore di 414mila euro - 69mila annui - da corrispondere in dodici rate mensili di 5.750 euro per sei anni (72 mesi) applicando il tasso usurario del 27,60%. Le indagini, condotte dalla guardia di finanza di Lamezia Terme, risalgono al dicembre 2018.

Le condanne

Questa mattina si è svolta udienza con rito abbreviato e il gip del Tribunale di Lamezia Terme, Rossella Prignani, ha condannato Giuliano Caruso a due anni e otto mesi di reclusione (difeso dall'avvocato Francesco Gambardella) e Gianfranco Antonello Muraca (difeso dall'avvocato Antonio Larussa) a un anno e quattro mesi di reclusione. Ha inoltre disposto 50mila euro di provvisionale per la parte civile rappresentata in udienza dall'avvocato Michele Gigliotti.

Intralcio alla giustizia

Giuliano Caruso era, inoltre, accusato di intralcio alla giustizia poichè avrebbe offerto a Antonio Pettinato del denaro per indurlo a ritrattare le accuse e dichiarare al giudice circostanze non veritiere. In particolare, gli prometteva di annullargli il credito che riteneva di vantare nei suoi confronti per un valore 180mila euro, di pagargli tutte le spese di viaggio che avrebbe dovuto affrontare per recarsi a Lamezia Terme per rendere testimonianza, di procurargli e pagargli un altro avvocato che si sarebbe occupato di seguire la vicenda processuale e in cambio gli chiedeva di non costituirs parte civile nel processo per usura e di riferire al giudice che il denaro versatogli in base al primo accordo usuraio era stato scontato nel secondo contratto che avevano stipulato.