VIDEO | Convegno a Cosenza nell'ambito del progetto di contrasto al gioco d'azzardo patologico promosso dalla Comunità Regina Pacis in sinergia con Asp, Comune e Fondazione Antiusura. Il direttore del Serd: «Fenomeno in crescita, serve la prevenzione»
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Decine di milioni di euro bruciati, 101 nuovi accessi al servizio dipendenze dell'Asp di Cosenza dal primo gennaio scorso in aggiunta ai 150 registrati nel 2021, famiglie disgregate, conti correnti svuotati, affetti perduti.
Il patologico che avanza
La ludopatia avanza e, come un torrente in piena, trascina in una torbida e tumultuosa spirale, l'esistenza di chi si illude di poter vincere la vita affidandosi alla fortuna. Il fenomeno è stato analizzato nel corso di una iniziativa promossa dalla Comunità Regina Pacis con il sostegno della Fondazione Antiusura Don Carlo De Cardona, di Palazzo dei Bruzi e dell'Azienda Sanitaria, ospitata nel complesso monumentale San Domenico nell'ambito del progetto La salute non è un gioco.
Gratta e vinci killer
Lotterie istantanee e videopoker i giochi più seducenti. «La prevenzione è lo strumento più efficace per combattere il gioco d'azzardo patologico – spiega Roberto Calabria, direttore del Serd di Cosenza, il Servizio per le Dipendenze – Con il nostro camper andiamo incontro alle persone con una équipe multidisciplinare formata e pronta ad accogliere e supportare chi vuole uscire da questo vortice infernale. Ci rechiamo nei luoghi di aggregazione, nelle parrocchie, nelle scuole, nelle piazze per sensibilizzare sulla portata del problema. Il fenomeno infatti sta soppiantando decisamente le dipendenze determinate dall'abuso di sostanze».
Chi è il giocatore seriale
Moderato dal giornalista Mario Campanella, il convegno ha registrato tra gli altri, gli interventi del fondatore e della presidente della Comunità Regina Pacis, rispettivamente Don Dante Bruno e Rosa Bruno, degli psicologi Andrea Lo Polito e Beniamino Donnici, del presidente della Comunità il Delfino Renato Caforio. È emerso un identikit del giocatore seriale distante da quello comunemente immaginato: «Parliamo in particolare dei soggetti di età compresa tra i 20 ed i 50 anni. In questa fascia – ha sottolineato ancora Roberto Calabria – rientrano la maggior parte delle persone che si rivolgono a noi. In buona parte sono piuttosto istruite, il 55 percento è laureato».
La crisi alimenta la spirale
«Per quanto paradossale possa sembrare, la crisi economica alimenta il fenomeno ludopatico: si cerca di uscire dalla situazione di indigenza con un colpo di fortuna». Durante la pandemia è cresciuto il gioco online «ma sul territorio – ha detto ancora il direttore del Serd – proliferano le sale slot dove il giocatore, senza orologi e con i vetri oscurati, perde facilmente la cognizione del tempo e dello spazio». A differenza del tossicodipendente che avvelena l'organismo arrivando, nei casi più estremi alla morte, il ludopatico consuma la mente: «Prendono il sopravvento i disturbi comportamentali e dell'umore che sfociano poi in disturbi psichiatrici molto gravi».
La doppia morale dello Stato
Come un novello Lucifero, lo Stato prima induce in tentazione per passare all'incasso, 110 miliardi il gettito stimato, poi destina le briciole, appena 50 milioni, al trattamento della dipendenza dal gioco d'azzardo patologico. All'iniziativa sono inoltre intervenuti Paolo Mancuso, presidente della fondazione anti usura della Diocesi di Cosenza-Bisignano, e Zaira Sorrenti dell’ufficio famiglia della stessa Arcidiocesi. L'assessore comunale al welfare di Palazzo dei Bruzi Veronica Buffone, ha portato i saluti del sindaco: «Purtroppo – ha ricordato – noi possiamo fare ben poco contro la diffusione del fenomeno, ma ci facciamo promotori di una rete istituzionale che coinvolga i servizi sociali, per aiutare le famiglie nelle situazioni di criticità».