Dentro la notizia raccoglie il richiamo potente del magistrato a genitori, educatori e società. La proposta del Garante dei diritti per l’infanzia Marziale: «Innalzare l’età del consenso a 16 anni»
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Gli abusi sui minori e il disagio giovanile sono stati i temi centrali dell’approfondimento odierno di “Dentro la Notizia”, trasmissione condotta da Francesca Lagoteta che, in collegamento con gli studi de ilReggino.it da Reggio Calabria, ha dialogato con la vicedirettrice Elisa Barresi, il procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minori Roberto Di Palma, ed il garante regionale dell’Infanzia Antonio Marziale. Attraverso i loro interventi, si è tracciata una mappa delle responsabilità collettive e delle strategie necessarie per affrontare queste problematiche.
Negli ultimi mesi, episodi di cronaca verificatisi nel territorio reggino hanno messo in luce la vulnerabilità dei più giovani. A Bagnara Calabra, una sedicenne è stata vittima di una violenza brutale mentre si recava a scuola. Solo l’intervento fortuito dei carabinieri ha interrotto l’aggressione, portando all’arresto del responsabile. Pochi giorni dopo, a Villa San Giovanni, un uomo è stato accusato di reati gravissimi, tra cui violenza sessuale e cessione di stupefacenti, nei confronti di sei minorenni. Questi casi rappresentano la punta di un iceberg che include tragedie come il suicidio di una dodicenne a Scilla, avvenimento che solleva interrogativi sul ruolo della comunità nel prevenire il disagio giovanile.
Il procuratore Di Palma ha delineato un quadro complesso, evidenziando come la società contemporanea tenda a iper-responsabilizzare i giovani, chiedendo loro di aderire a standard irraggiungibili che spesso generano frustrazione e senso di inadeguatezza. «Un ragazzo può sentirsi un fallito semplicemente perché non riesce a entrare nella prima squadra di una scuola calcio», ha sottolineato.
La mancanza di una guida educativa solida, ha aggiunto, spinge i giovani a cercare conforto altrove, non sempre trovando ambienti sani e sicuri. «I figli, ha detto, hanno bisogno di attenzione e amore. Se non lo ricevono dai genitori, lo cercheranno altrove, ma non sempre lo troveranno nella forma di cui hanno bisogno».
Marziale: «Innalzare l’età del consenso a 16 anni»
Il garante per i Diritti dell’Infanzia, Antonio Marziale, è intervenuto ribadendo l’importanza di un’azione legislativa per proteggere i minori. Tra le proposte, spicca l’innalzamento dell’età del consenso a 16 anni. «Con un limite attuale di 14 anni, siamo culturalmente più vicini alla pedofilia che alla tutela del minore», ha affermato Marziale, sottolineando la necessità di adeguare la legge agli standard internazionali. Questa proposta, avanzata a livello regionale, sembra ora approdata in Parlamento e potrebbe diventare un punto di svolta nella tutela dei diritti dei minori in Italia.
Di Palma: «I genitori devono monitorare attentamente l’utilizzo dei social»
Un altro tema cruciale affrontato durante la trasmissione è stato il ruolo dei social media, identificati come un terreno fertile per il cyberbullismo e l’adescamento. Di Palma ha evidenziato come il problema non risieda nei social in sé, ma nella mancanza di un controllo efficace da parte degli adulti. «I genitori devono monitorare attentamente l’utilizzo di questi strumenti, che spesso si trasformano in pericolosi veicoli di contenuti inappropriati», ha affermato, aggiungendo che l’assenza di regole chiare nell’educazione digitale lascia i ragazzi esposti a rischi enormi.
Anche il sistema scolastico, ha sottolineato il procuratore, deve rafforzare il proprio ruolo come baluardo della comunità educante. Nonostante gli obblighi legali di segnalazione, molti episodi di disagio o abuso restano sommersi, non denunciati per paura o indifferenza. Questo silenzio istituzionale rappresenta una grave falla nel sistema di protezione dei minori, che necessita di un approccio più proattivo e sensibile.
«Ascoltare i giovani significa intercettare il disagio prima che si trasformi in un crimine»
La famiglia, la scuola e la società nel loro complesso devono quindi collaborare per costruire un ambiente che garantisca ai giovani non solo sicurezza fisica, ma anche sostegno emotivo e sviluppo personale. Di Palma ha ribadito che l’amore e l’ascolto attivo sono strumenti fondamentali per prevenire comportamenti devianti. «Ascoltare i giovani significa intercettare il disagio prima che si trasformi in un crimine», ha dichiarato, sottolineando l’importanza di un dialogo costante e di una presenza autentica nella vita dei ragazzi.
Un aspetto cruciale emerso nel dibattito è la necessità di tornare a una comunità educante coesa, dove famiglia, scuola e istituzioni lavorano in sinergia per garantire la crescita serena dei ragazzi. Come ha affermato Marziale, «Non possiamo lasciare i nostri giovani in balia di modelli educativi distorti proposti dai media o dai social. Dobbiamo essere noi a guidarli, a costruire un futuro dove possano essere al sicuro e sviluppare il loro pieno potenziale».
Il compito è arduo, ma non impossibile. Richiede uno sforzo congiunto da parte di tutti gli attori coinvolti, per costruire una società più attenta e responsabile nei confronti delle nuove generazioni. Non si tratta solo di prevenire crimini, ma di offrire ai ragazzi l'opportunità di crescere in un ambiente dove siano rispettati e valorizzati per ciò che sono: il nostro futuro.
«Dare amore»
«Dare amore». In questa semplice espressione, il procuratore Di Palma – prima di congedare i telespettatori – ha condensato l'essenza di ciò che manca, ma che potrebbe cambiare radicalmente il destino di molti giovani. Amore come presenza autentica, come ascolto sincero, come guida che accompagna senza imporre, ma mostrando il percorso. È un invito a genitori, educatori e all'intera comunità: tornare a essere fari di luce in un tempo in cui molti ragazzi si sentono abbandonati alla deriva. Dare amore significa costruire un ponte verso il futuro, un futuro in cui i giovani possano sentirsi accolti, compresi e mai giudicati. Un gesto, un abbraccio, una parola possono fare la differenza, più di quanto si possa immaginare. È un messaggio potente, che non si limita a essere un consiglio, ma diventa un richiamo alla responsabilità di tutti.