VIDEO | Dopo i recenti fatti di cronaca e l’escalation di violenze, arriva la reazione dei cittadini e delle imprese. In più di 500 si sono ritrovati a Sibari, nel complesso del Resort Minerva, recentemente oggetto di atti criminali, per sottoscrivere un patto nell'insegna di uno slogan emblematico: “Senza Stato Mollo”
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«Alzare la cortina dell’opinione pubblica contro la criminalità e per chiedere una maggiore presenza dello Stato. Oggi c’è un’esigenza impellente nei cittadini della Sibaritide di sentirsi vicine le istituzioni». Sono le parole di Luigi Sauve, proprietario del Club Resort Minerva e vittima di due attentanti incendiari che di recente hanno colpito la grande struttura turistica della Sibaritide. Sauve non si è arreso e con coraggio ha avviato una campagna di promozione sociale, dal titolo emblematico “Senza Stato Mollo”. E partendo da queste premesse un comitato di cittadini e imprenditori della Sibaritide ha sottoscritto il Patto di legalità per il territorio. Alla manifestazione, che si è svolta ieri sera nel contesto dello stesso Club Resort Minerva, a Sibari, c’erano più di cinquecento persone. Di fianco a loro la chiesa, la politica e le istituzioni.
«La chiesa – ha detto mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano Jonio e da sempre in prima linea nelle battaglie contro l’usura ed il racket – è dalla parte delle vittime. Di ogni vittima e di ogni potere criminale. Ma la mia presenza a questa manifestazione non è solo per dire no alla mafia e alla ‘ndrangheta. Bisogna fare un’impresa bella e pulita. Per cui diciamo anche di NO – questo il monito del Presule - ad un’impresa che ha a che fare con metodi illegali».
Il presidente della commissione regionale contro la ‘ndrangheta, Arturo Bova, parla, invece, di «giornata storica». «Venti anni fa – ha ribadito Bova – una reazione così importante della gente contro la criminalità non l’avremmo mai vista. Il Consiglio regionale, in questo contesto, oggi manda un segnale importante che sono i suoi strumenti normativi adeguati alla sfida delle sfide che è quella di sconfiggere la piaga della ‘ndrangheta».
Quello che si è alzato dal Minerva, insomma, è stato un coro unanime per lanciare un messaggio di indignazione verso la criminalità che nella Piana di Sibari è ritornata a prendere piede più che mai e nei confronti dello Stato, affinché qui sia più presente. Ma anche un messaggio di speranza per dire a tante vittime silenziose che è giunto il momento del coraggio e della denuncia.
«Ci deve essere una reazione da parte dei cittadini – questo il commento del presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra – perché reprimere è un discorso, e questo è demandato allo Stato, ma prevenire è un altro discorso, ancora più importante, che può essere fatto da tutte le forze sane della società civile».
Un appello a non fermarsi all’evidenza, invece, arriva direttamente dal cuore della Procura di Castrovillari, da chi indaga e vive ogni giorno, in questa zona, le dinamiche delle azioni criminali. «Chi fa i grandi affari, quelli che contano, in questi tempi - ha scandito il procuratore capo Eugenio Facciolla - continua a farli anche dopo i gravi fatti che si vanno a verificare. Questo significa che non dobbiamo cadere nel rischio di concentrarci soltanto sui fenomeni che sono chiaramente ascrivibili alla matrice mafiosa. Perché – ha chiosato - c’è tutto un mondo sommerso che ancora è tutto da penetrare e tutto da scoprire».