Torna alla ribalta della giustizia penale la partecipazione nel 2018 dell’allora presidente della Regione al Festival dei due Mondi. L’ex governatore era stato assolto dall’accusa di peculato ma condannato dalla Corte dei conti
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La Procura di Catanzaro impugnerà la sentenza di assoluzione a favore dell’ex presidente della Regione, Mario Oliverio, sui fatti di Spoleto. È quanto riferisce oggi Gazzetta del Sud.
Nel novembre scorso, l’ex governatore dem è stato assolto dall’accusa di peculato, in relazione alla partecipazione della Regione Calabria al Festival dei due Mondi, tenutosi a Spoleto da giugno a luglio del 2018.
Il procedimento giudiziario era stato avviato all’indomani di una inchiesta giornalistica realizzata da LaC News 24 che aveva acceso i riflettori sulla spesa di quasi 100mila euro, 95.475 per l’esattezza, attinti dai fondi pubblici del Piano di Azione e Coesione (Pac 2014/2020) destinati alla promozione turistica della Calabria e poi utilizzati per finanziare il format “Hdrà Talk – I dialoghi di Paolo Mieli”, evento collaterale al Festival di Spoleto al quale partecipò l’allora governatore calabrese.
Evidenziata la mancanza di un concreto ritorno in termini di promozione turistica per la Calabria, la Procura formulò l’accusa e ottenne il rinvio a giudizio per peculato, chiedendo una pena di 4 anni di reclusione. Insieme ad Oliverio, ma con richieste detentive più basse, furono incriminati anche l’ex parlamentare Ferdinando Aiello e Mauro Luchetti, presidente del Consiglio di amministrazione di Hdrà Spa. Poi, come accennato, alla fine del 2022, arrivò la sentenza di assoluzione con formula piena per tutti e tre: il fatto non sussiste.
Di diverso avviso la Corte dei Conti, che all’inizio di gennaio di quest’anno ha condannato in solido Oliverio, Luchetti e l’ex dirigente del dipartimento Turismo, Sonia Tallarico, a restituire alla Regione Calabria 95mila euro. Per i giudici contabili, infatti, è di «palmare evidenza l’incongruenza del progetto esecutivo presentato dalla società rispetto alla finalità promozionale della Regione», incongruenza di cui «erano tutti perfettamente consapevoli». In altre parole, secondo la Corte dei Conti, la spesa posta in essere dalla Regione non è servita a promuovere il turismo calabrese.
Ora, con l’impugnazione da parte della Procura di Catanzaro, si riapre anche il procedimento penale.