C’è il paesino in provincia di Reggio (l’inesistente San Michele), ci sono le famiglie rivali in lotta tra loro (nella finzione del romanzo, i Mancuso e i Romeo), ci sono carrettate di morti ammazzati (fittizi e reali) in una guerra pluridecennale, c’è un finale tragico in Germania: la faida di San Luca è diventato un romanzo a fumetti.

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Sceneggiato da Tommaso Renzoni e illustrato da Raffaele Sorrentino, Fehida – Minimum Fax, 190 pagine – è un viaggio nell’impossibilità di essere liberi di fronte al destino di nascere nella famiglia sbagliata. Una storia liberamente ispirata alla mattanza iniziata a San Luca ed esplosa a Duisburg, e che si allontana dagli stereotipi del racconto classico di mafia, portando il lettore su un piano diverso.

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Un piano che mostra la violenza nel suo aspetto più animalesco e che sottolinea la quasi interscambiabilità dei protagonisti (anche graficamente) pedine dei “vecchicapi che chiusi nella loro caverna come le tre Parche, ne decidono la vita e la morte compilando la schedina del totocalcio. La storia segue le vite parallele di Luca e Francesco, poco più che bambini all’epoca del lancio di uova che si risolse nella strage di carnevale. Vivono entrambi a San Michele Arcangelo, giocano ai video games, hanno le prime cotte: entrambi sono figli di boss, per entrambi, favorevoli o meno, il destino è segnato.

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Una storia forte che non vuole essere una cronaca fedele della faida ma che esplora il lato oscuro delle guerre di mafia, con i loro rituali, i loro giuramenti, le loro promesse di morte. I due protagonisti, uno più riluttante, l’altro che vive solo per diventare boss, sono la rappresentazione di un universo quasi unicamente maschile. Uomini sono quelli che tirano le fila, uomini sono quelli che eseguono gli ordini. E uomini sono altri due personaggi del romanzo che, in un mondo arcaico caratterizzato dall’omofobia, si innamorano, inseguendo una relazione proibita dal culto della virilità prima ancora che dalla guerra di mafia in corso.