Per le autorità italiane, la ong avrebbe violato le norme del decreto Piantedosi. «Faremo ricorso, abbiamo testimoni e registrazioni. La Guardia costiera libica ci ha minacciato con le armi». Martedì conferenza stampa a bordo
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«Non sopporteremo questa decisione illegale e intraprenderemo azioni legali contro di essa». Lo annuncia il portavoce di Sos Umanity, la ong tedesca proprietaria della nave Humanity 1 che dallo scorso 6 marzo è sottoposta a fermo amministrativo nel porto di Crotone dove il giorno precedente aveva fatto sbarcare 77 migranti tratti in salvo nel Mediterraneo: per le autorità italiane, infatti, la ong avrebbe violato le norme del decreto Piantedosi, più precisamente di aver operato in acque sar libiche, una zona che si trova in acque internazionali ma la cui competenza per i soccorsi appartiene alla Libia.
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Una tesi contestata dalla ong che oppone la sua ricostruzione dei fatti: «Eravamo nelle acque internazionali. Abbiamo anche informato le autorità italiane e libiche che stavamo rispondendo a una richiesta di soccorso. Siamo arrivati per primi sulla scena. Le autorità libiche, quando sono arrivate, ci hanno detto di allontanarci ma noi eravamo già lì e come prevedono gli accordi internazionali stavamo svolgendo il soccorso. Il nostro intervento è stato del tutto legale. Abbiamo le registrazioni del gps e dei dialoghi via radio che dimostrano che eravamo lì prima e che abbiamo seguito tutte le regole».
Registrazioni che Sos Umanity ha allegato alla denuncia presentata sia al governo italiano che a quello tedesco per ‘Security incident’ nella quale si accusa la Libia di aver messo in pericolo la sicurezza dell’equipaggio minacciandolo con le armi e sparando verso di esso. «Ci sono anche alcuni testimoni – aggiungono i volontari della ong -. Humanity 1 ha fatto tutto correttamente, non ci sono prove contro di noi e per questo ricorreremo contro il fermo».
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Per martedì prossimo, a bordo della nave bloccata per 20 giorni nel porto di Crotone, l’equipaggio ha indetto una conferenza stampa per chiarire i dettagli della vicenda, anche «alla luce del recente incidente – spiegano i volontari in una nota - che ha visto 60 persone morire di fame e di sete nel Mediterraneo, prima che la nave ong Ocean Viking potesse salvare i 25 superstiti di un gommone fuggito dalla Libia una settimana prima. Mentre accadono tragedie come questa, la nostra nave di soccorso Humanity 1, perfettamente operativa e pronta a prestare assistenza, e altre due sono bloccate nei porti italiani, impossibilitate a svolgere il proprio lavoro. Si tratta di una situazione scandalosa, dal momento che tutti i fermi sono basati su accuse false e sono, dunque, contrari alla legge. Abbiamo salvato 77 persone in difficoltà in mare, ottemperando alle norme del diritto marittimo internazionale – conclude la nota della ong - e siamo stati minacciati con un fucile dall'equipaggio di una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica, entità finanziata dall'Ue».