«Che ci vai a fare a scuola, a che ti serve?». A esprimersi in questi termini è un nonno a colloquio con la sua nipotina. Una tredicenne qualunque, solo che lui non è un nonno come tutti gli altri: è un potente boss calabrese. Il dialogo è stato intercettato dalla Dda di Catanzaro nell’ambito di un’inchiesta antimafia giunta a conclusione di recente. Nessuna rilevanza penale nelle parole messe in fila dall’uomo, solo il sintomo più evidente di un problema quantomai attuale. C’è chi lo vede dappertutto e chi ne nega l’esistenza, ma questa vicenda ci ricorda come in tema di patriarcato la ‘ndrangheta possa dare lezioni al mondo.

La conversazione in questione è captata per caso. Al nonno, la bimba pone una richiesta semplice e toccante: «Dopo la terza media posso continuare?». Vorrebbe proseguire gli studi, non fermarsi alla scuola dell’obbligo, ma è chiaro che i genitori l’hanno preventivamente informata: per soddisfare il suo desiderio, serve il via libera della massima autorità familiare. E così si rivolge a lui con poche e sentite parole: «Posso continuare?». Purtroppo per lei, la risposta che ottiene non è in linea con le aspettative: «Lasciate stare queste tarantelle, che poi se Dio vuole se ne parla di quello che devi fare tu».

La ragazzina, però, non molla. Ha in serbo anche un piano alternativo. Gli chiede se può frequentare almeno «un corso da parrucchiera», ma a suo nonno non sta bene neanche quello: «Non mi piace, non mi piace né sciampista né parrucchiera». A quel punto, davanti a tutti questi «No», lei stessa si chiede cosa deve fare della propria vita. «Eh non ti preoccupare, stai dentro» replica l’uomo subito spalleggiato da sua moglie, ovvero la nonna della ragazza: «Stai dentro a fare i servizi».

La polizia giudiziaria non ha dubbi. Ragiona così perché per lui le donne della famiglia sono funzionali solo «a creare attraverso i matrimoni della nuove alleanze anche con appartenenti a clan rivali». Altri frammenti di conversazione, raccolti nel contesto della stessa indagine, svelano poi la sua contrarietà quasi filosofica all’emancipazione femminile. Apprende che la sua futura nuora si è iscritta all’università e reagisce così: «Diglielo che se me lo prende – il figlio, ndr – me lo cucina e mi guarda i piccolini a casa, no che deve andare a passeggiare!». E rispetto a sua figlia che sogna, invece, di andarsene all’estero e di imparare le lingue, il suo pensiero è ancora più netto: «Ma voi forse vi siete stancati di campare? La lingua gliela faccio vedere io…».