Resta altissima l'attenzione dei sindacati sul caso Calabria, una polveriera pronta ad esplodere sui due fronti caldi: sanità e lavoro. «C'è una questione di emergenza sanitaria che va affrontata» spiega il segretario generale Uil Calabria, Santo Biondo. «C'è un piano vaccinale che non parte e un programma covid che procede a rilento anche sul tracciamento».

Numerose le vertenze sindacali che coinvolgono decine di lavoratori, in un tessuto economico reso ancor più fragile dallo tsunami prodotto dalla pandemia. «Siamo molto preoccupati - ha aggiunto Enzo Scalese, segretario generale Cgil area vasta - perchè il 30 giugno è il termine ultimo per il blocco dei licenziamenti. Siamo seriamente preoccupati perchè la fragilità del tessuto produttivo della nostra realtà pregiudica la tenuta dei livelli occupazionali».

Da qui nasce la piattaforma di proposte che le tre sigle sindacali chiedono di poter condividere con il governo nazionale e regionale: «Abbiamo chiesto al governo regionale di sedersi ad un tavolo di confronto e di programmare bene in termini di efficacia e qualità le risorse Por 2014/2020 - precisa Santo Biondo -, così come chiediamo al governo nazionale di mettere più coraggio all'interno di questo piano di ripresa e resilienza che almeno dalle prime battute non sembra guardare con grande interesse alla nostra regione».

Intanto il 3 maggio il dossier Calabria approderà sul tavolo del ministro della Salute, Roberto Speranza, su proposta del sindacato che da piazza Prefettura a Catanzaro suona la sveglia anche alla giunta regionale: «Lo diciamo a questo governo regionale completamente inadeguato nella figura di un facente disfunzioni che sta causando caos inutili - incalza ancora Santo Biondo - e di un consiglio regionale che quando si riunisce deve discutere di ciò che realmente condiziona la vita dei calabresi».