Un nuovo modello di sviluppo. Un’impresa etica. Un’impresa epica. «In Calabria è possibile», dice Nino De Masi. Lui che ha sfidato la ‘ndrangheta, le banche, i poteri forti, i luoghi comuni, apre le porte del suo stabilimento industriale, a Gioia Tauro, per una convention che non mostra più, soltanto, un imprenditore sotto scorta ed un’azienda in trincea presidiata dall’Esercito. Mostra un uomo - col suo ingegno, col suo talento, col suo carisma - in piedi.

Il perché di chi c’era

Lo abbraccia e lo saluta, con affetto quasi fraterno, il prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari. Il prefetto è affiancato dal questore, dai vertici provinciali dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza. Alla convention promossa dall’imprenditore – “De Masi al Sud - Innovazione e sviluppo” -  c’è gente che, proprio come lui, da queste parti combatte da una vita per difendere il diritto di restare: «Angela», Angela Napoli; «Pippo», Filippo Callipo; «Mimmo», Domenico Luppino. Ci sono la Regione, con l’assessore Russo. E i sindacati, iniziando dai vertici della triplice.  C’è una rappresentanza dei parlamentari del Movimento 5 Stelle – Dalila Nesci, Anna Laura Orrico e Giuseppe Auddino – che l’hanno accompagnato nei giorni scorsi per il faccia a faccia col vicepremier Di Maio. C’erano sindaci e amministratori locali. Ha senso, sì, spiegarlo, perché in una Calabria sfiduciata, afflitta e, soprattutto divisa, ecco un uomo che con la sua idea, col suo modo di essere, coi suoi modi educati, senza arroganza e senza piagnistei, mette tutti d’accordo.

Uno che l’ha già fatto

De Masi è un sognatore. Ma sognare non è vaneggiare. E che «si può fare» lo dimostra da una vita. Già, si può fare… Ma cosa? «Che siamo in grado di sviluppare idee e tecnologie innovative – dice ai giornalisti – Che possiamo e sappiamo fare ricerca. Che siamo in grado di costruire un’impresa etica che diventa patrimonio collettivo». Nino  De Masi mostra un «nuovo modello di sviluppo», un nuovo modo di concepire «l’azienda».

I progetti innovativi

Parte dai progetti. La safety cell, la rivoluzionaria “cabina di sicurezza” anti-terremoto brevettata nel 2012, è stata la musa ispiratrice della “Home S2”, messo a punto con un pool di ricercatori dell’Università di Trento e con l’Enea: moduli abitativi da 50 a 250 metri quadri, con standard architettonici, confort e sicurezza, a prova di disastro. Insomma un «sistema villaggio emergenziale». Poi ecco il bioforno, il primo al mondo a cuocere le pizze evitando il contatto con i sottoprodotti della combustione potenzialmente cancerogeni. E ancora: le macchine pensate per l’agricoltura, quelle che – ad esempio – raccolgono i frutti direttamente dall’albero, salvaguardando la qualità dei prodotti della terra e la pianta e massimizzando il raccolto.

Un’impresa etica possibile

Tutto ciò, però, è solo una parte. Perché ancor di più è il contesto che conta. E il contesto è un’impresa etica che vive nella legalità, che costruisce un nuovo rapporto con i dipendenti, nell’ottica di «una public company che diventa patrimonio collettivo attraverso un azionariato diffuso». Il contesto è quell’uomo in piedi, attorno al quale si riuniscono, non più idealmente ma fisicamente, concretamente, le forze sane della società, le istituzioni, in divisa e in abiti civili, la politica, il sindacato. «Padroni del nostro destino grazie alla nostra capacità di fare», sottolinea Nino De Masi. Un «messaggio rivoluzionario». Ma anche un messaggio politico, in senso etimologico, il suo. Ecco l’arte di governare. Governare i processi, governare il futuro. Unire e non più dividere. Rimboccarsi le maniche, tutti insieme. Mai più soli.