Le fiamme che illuminavano la notte, le grida di terrore, i gesti frenetici dettati dall’ansia di non riuscire a fare in tempo. Forse non avevano idea di quello che li attendeva al momento della chiamata, i vigili del fuoco di Catanzaro. In quella zona degradata della città devono intervenire spesso, per i motivi più disparati. Dodici minuti dopo l’una di notte arriva la chiamata alla centrale operativa che segnala un incendio in località Pistoia, zona sud della città. Da quel momento inizia la corsa contro il tempo per arrivare il prima possibile a via Caduti 16 marzo 1978.

Giunti sul posto, i vigili del fuoco si rendono conto che la situazione è già drammatica: le fiamme fuoriescono da finestre e balconi del quinto piano della palazzina popolare. A uno dei balconi intravedono una sagoma, quella della madre di cinque ragazzi che sono nell’appartamento. In braccio ha la figlia più piccola di 10 anni. Una scena che racconta tra le lacrime anche la vicina di casa. Le urla di terrore si sentono dalla strada.

I pompieri salgono le scale fino al quinto piano, ma la porta dell’appartamento è chiuso a chiave. Quando le fiamme sono domate, dopo una lotta durata ore, i vigili del fuoco ipotizzeranno che l’incendio si sia propagato proprio all’ingresso della casa che fino a qualche ora prima ospitava il soggiorno della famiglia Corasaniti.

A quel punto gli uomini dei vigili del fuoco decidono di accedere all’appartamento dai balconi, sui quali hanno trovato rifugio alcuni membri della famiglia. Su uno ci sono Rita Mazzei e la sua bimba di 10 anni. La donna tenta disperatamente di proteggerla dalle fiamme che giungono dall’interno della casa; nell’altro, che affaccia sul lato opposto dell’edificio, ci sono Vitaliano Corasaniti e il figlio di 16 anni.

Vengono portati via grazie all’utilizzo dell’autoscala che viene fatta salire fino al quinto piano. Tutti e quattro sono in condizioni critiche: padre e figlio vengono portanti d’urgenza all’ospedale Pugliese di Catanzaro. La madre al centro grandi ustionati di Bari, la piccola a quello pediatrico di Napoli.

Subito dopo averli soccorsi, i pompieri entrano in casa per spegnere l’incendio che ha quasi divorato tutto l’appartamento. E il momento più duro per i soccorritori arriva dopo avere domato le fiamme, quando scoprono la tragedia.
Facendosi largo tra i detriti, in bagno i soccorritori trovano il corpo senza vita di Mattia Carlo di 12 anni, il piccolo della famiglia; sulla veranda, invece, giacciono Saverio, 22 anni e Aldo Pio 14. Si ipotizza che siano stati intossicati dal fumo prima di trovare la morte.

Dopo l’intervento entrano scena i carabinieri, ai quali la procura di Catanzaro ha affidato le indagini. I militari dell’Arma hanno delegato i vigili del fuoco affinché accertino l’origine del rogo. Un primo responso in realtà i pompieri lo hanno già dato: non si è trattato di una fuga di gas.

Serviranno accertamenti più approfonditi per verificare l'origine dell'incendio. Nel pomeriggio interverrà il Nia, il nucleo investigativo antincendio dei vigili del fuoco. Questo perché, dicono gli stessi vigili, «non è stato un incendio in fase di propagazione, ma un incendio generalizzato, che ha distrutto tutto, e questo determina la necessità di fare approfondimenti più specifici e complessi che solo il Nia può fare». Fino a quando non saranno effettuati i campionamenti, non faranno ipotesi sulle cause.