All'indomani del rinvio a giudizio di quattro dirigenti dell'ente intermedio di Catanzaro per la tragedia di San Pietro Lametino il presidente spiega: «Bisogna evitare estremizzazione della disciplina codicistica penale»
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«È sempre più frequente la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio colposo di funzionari e dirigenti a seguito di ogni tipo di incidente stradale». Così il presidente della Provincia di Catanzaro e di Upi, Sergio Abramo, interviene all'indomani del rinvio a giudizio di quattro tra dirigenti e funzionari dell'amministrazione provinciale con l'accusa di aver causato la morte di Stefania Signore e dei suoi due figli nell'ottobre del 2018.
«Ciò richiede che si imposti un ragionamento serio - spiega Abramo - e che si valuti un intervento da parte dei soggetti istituzionali interessati alla problematica, vale a dire Anci, ministero delle Infrastrutture e Parlamento. In particolare, occorre ragionare su una possibile revisione del compendio normativo per evitare che l’estremizzazione della disciplina codicistica penale induca, talvolta, a indagare funzionari e dipendenti di Comuni e Province spesso colpevoli solo di svolgere un determinato tipo di lavoro e di far parte di un settore piuttosto che di un altro».
«Gli enti intermedi, negli anni drammaticamente ridimensionati dal punto di vista finanziario, sono necessari e di raccordo tra Comuni e Regioni. Sono Enti che, nonostante tutte le ristrettezze impostegli, riescono ancora a dare risposte alle comunità, ma spesso lo fanno soprattutto grazie all’impegno e ai sacrifici dell’esiguo personale in servizio. Si consideri, nello specifico, che le risorse assegnate alle Province per la gestione delle strade rasentano il ridicolo essendo pari a circa 1000 euro a chilometro a fronte di un’esigenza minima di almeno cinque volte superiore».
«Il mio appello è rivolto a Upi, molto sensibile all’argomento in questione avendolo già attenzionato, Anci e ministero delle Infrastrutture che sono direttamente interessati al problema. A breve sarà mia cura aprire un tavolo di confronto affinché il Parlamento possa valutare una revisione della normativa vigente, atta a evitare questa sostanziale estensione del principio di responsabilità oggettiva e personale».