Nella tarda serata di ieri la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio, per insussistenza di gravi indizi di colpevolezza, alcuni dei capi di imputazione contestati all'imprenditore Eugenio Sgromo, coinvolto lo scorso 3 novembre nell'operazione denominata Brooklyn. L’operazione scattatta nel novembre 2021 si concentrò sul presunto utilizzo di materiale scadente nei lavori di manutenzione di ponte Morandi e strada dei Due mari.

Le accuse nei suoi confronti sono intestazione fittizia, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, autoriciclaggio, associazione per delinquere semplice aggravata dal metodo mafioso, corruzione in atti giudiziari aggravata dal metodo mafioso, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata dal metodo mafioso.

Nella serata di ieri, tuttavia, la Suprema Corte ha disposto l'annullamento dei capi d'imputazione relativi al concorso esterno in due associazione semplice, ad un’ipotesi di autoriciclaggio, al reato di rivelazione di segreto di ufficio. Mentre ha annullato con rinvio al Tribunale di Catanzaro, relativamente alle esigenze cautelari in relazione agli altri quattro capi di imputazione.

Già nel novembre 2021 il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva escluso l'aggravante mafiosa riqualificando, poi, i fatti relativi alla contestata partecipazione a due associazioni a delinquere, in “concorso esterno in associazione semplice”. Da qui il ricorso in Cassazione promosso dai difensori - avvocati Francesco Gambardella e Massimiliano Carnovale - dell’imprenditore che ha investito il Supremo Collegio del problema relativo alla legittimità dell’ordinanza del Tribunale nel momento in cui seppur escludendo che Eugenio Sgromo avesse mai agito per favorire alcun clan mafioso, avesse, comunque, confermato il giudizio di gravità indiziaria per tutti fatti contestati, con la sola riqualifica del delitto associativo in concorso esterno ad un’associazione a delinquere semplice.

In data 16 marzo si è quindi discusso il ricorso in Cassazione alla presenza del procuratore generale della Corte di Cassazione. Il procuratore generale ha concluso chiedendo l’annullamento dell’ordinanza, limitatamente alla ritenuta responsabilità per i due delitti di concorso esterno in associazione a delinquere, ritenendo fondate le eccezioni difensive, con il rigetto, invece, di tutti gli altri motivi di ricorso. Gli avvocati Gambardella e Carnovale, invece, hanno discusso i rispettivi ricorsi, concludendo per l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per tutti i reati contestati nei nove capi di imputazione.