Magistrato arrestato confessa nuovi reati. «Io corrotto per pagare debiti e fare bella vita»

VIDEO | I verbali dell’interrogatorio reso in carcere da Marco Petrini, presidente di sezione della Corte d'Appello di Catanzaro. Il giudice ammette tutti gli episodi corruttivi che gli vengono imputati nell'ambito dell'inchiesta Genesi e ne aggiunge di nuovi. Ricostruisce punto per punto le sentenze e i provvedimenti aggiustati in cambio di denaro, case, auto e favori. Ecco cosa ha detto

di Luana  Costa
11 febbraio 2020
06:32

«Tutte le somme che ho ricevuto a titolo corruttivo di cui riferirò le ho utilizzate per far fronte all'indebitamento che avevo accumulato a seguito dalla separazione dalla mia prima moglie, per il mantenimento dei miei figli ed in parte per condurre una vita piacevole.

A queste spese vanno aggiunte quelle, non indifferenti, che ho sostenuto per le cure di cui necessita il figlio della mia attuale moglie». È questa la dichiarazione che fa da premessa all'ampia confessione resa in carcere dal magistrato Marco Petrini (arrestato nell'ambito dell'inchiesta Genesi) che lo scorso 31 gennaio dinnanzi ai pm di Salerno Luca Masini e Vincenzo Senatore non ha solo confermato ogni circostanza di tutti gli episodi contestati ma ne ha narrati di nuovi tutti profumatamente pagati a suon di denaro contante, della promessa di appartamenti a Milano, bracciali in brillanti e autovetture (una Smart), tutti doni da destinare ai suoi due figli.

 

Lo scambio di denaro al bar Caracas

«Confermo di essere stato avvicinato da Emilio Santoro (il suo faccendiere di fiducia, ndr) nel mese di marzo del 2018. L'incontro è avvenuto nel mio ufficio alla Corte d'Appello di Catanzaro - ricorda il magistrato - e in quell'occasione Santoro mi promise in cambio del mio interessamento e della decisione favorevole a Tursi Prato (Giuseppe, ex consigliere regionale) una cospicua somma di denaro che in questo momento non sono in grado di ricordare con precisione ma che non era limitata a poche migliaia di euro.

Io accettai questa promessa e nei periodi successivi ricevetti a più riprese più somme di denaro da parte di Emilio Santoro per un importo per lo più pari a 1.500 euro che mi venivano consegnati a mano in contanti nel mio ufficio della Corte d'Appello di Catanzaro o in Commissione Tributaria, talvolta al bar Caracas a Castrovillari o alcune volte sotto la mia abitazione a Lamezia Terme».


 

Beni dissequestrati in cambio di soldi

«Gli episodi corruttivi li confermo tutti», spiega ancora il magistrato ai pubblici ministeri che nel racconto tira però in ballo anche periti compiacenti appositamente indicati da Emilio Santoro. 

È il caso, ad esempio, del dissequestro dei beni di Antonio Saraco e dei suoi familiari. «Il primo agosto 2018 il collegio feriale da me presieduto ha pronunciato un'ordinanza con la quale veniva disposto il parziale dissequestro di numerosi cespiti confiscati in primo grado dal Tribunale.

In relazione alla suddetta ordinanza - conferma Petrini - in elezione alla quale mi designai quale relatore, ammetto di aver accettato la promessa di una cospicua somma di denaro e successivamente di averla effettivamente ricevuta in cambio della decisione favorevole all'accoglimento della richiesta di dissequestro di beni della famiglia Saraco.

La promessa mi venne fatta qualche mese prima dal commercialista che tempo addietro mi era stato presentato da Emilio Santoro quale perito da nominare nei procedimenti di prevenzione patrimoniale trattati tabellarmente dal collegio da me presieduto.

Poichè la sezione da me presieduta non era assegnataria nel processo in grado di Appello e non trattandosi di misura di prevenzione per la quale sarei stato competente io, suggerii che l'istanza di restituzione dei beni venisse depositata in periodo feriale in quanto io solitamente presiedevo quella sezione». La "transazione" favorevole fruttò al giudice 10mila euro consegnati in contanti da Emilio Santoro e dal commercialista - il cui nome è omissato - nell'androne di casa del giudice a Lamezia Terme. 

 

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Tutti i periti a libro paga 

Ma non era l'unico perito messo a libro paga dal medico in pensione ed ex dirigente dell'Asp di Cosenza: «In relazione al mio rapporto con Emilio Santoro voglio aggiungere - racconta Petrini - che lo stesso nel tempo mi ha prospettato la possibilità e l'utilità di nominare periti di sua conoscenza dicendomi altresì che gli stessi mi avrebbero ricompensato in cambio della designazione dell'incarico».

 

Sentenze "pagate" con esami radiologici e olio

E nella rete corruttiva di sentenze addomesticate non c'erano solo professionisti frequentatori dei Palazzi di Giustizia ma anche medici radiologi che hanno chiesto al magistrato di riservare un occhio di favore a procedimenti tributari, in cambio prestazioni sanitarie fornite gratuitamente alla moglie di Petrini: «Ammetto che A.C. mi chiese di verificare la situazione delle due controversie tributarie relative ai ricorsi presentati. Nella circostanza mi chiese se potevo favorirlo, i ricorsi di A.C. e della moglie sono stati da me trattati anche come presidente della prima sezione e trattenuti in riserva. In cambio della disponibilità all'accoglimento dei ricorsi A.C. mi ha favorito erogandomi esami radiologici cui periodicamente si sottoponeva mia moglie».

 

E le confessioni non si esauriscono qui, prima di un largo omissis il magistrato conferma di aver ricevuto dal radiologo rilevanti quantitativi di olio d'oliva «dal 2016 in poi provenienti dalle campagne di sua proprietà. Ammetto altresì che in relazione ai ricorsi tributari A.C. mi promise all'esito dell'accoglimento di corrispondermi somme di denaro di cui però non fu mai quantificato l'ammontare».

Giornalista
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