Sequestrati i telefoni cellulari a 11 dei 18 indagati, che non avevano ancora provveduto a consegnarli alla procura spontaneamente. Tra le persone coinvolte anche due assessori del comune di Belvedere (ASCOLTA L'AUDIO)
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«Appare necessario procedere al sequestro degli apparati telefonici che contengono chat, conversazioni e comunicazioni di ogni genere al fine di dimostrare i fatti descritti e, pertanto, ove tali beni non venissero consegnati spontaneamente, perquisire i locali nella disponibilità degli indagati al fine di rinvenire e sequestrare i telefoni». È scritto così nelle nuove carte dell'inchiesta "Appalti e massoneria", risalente al gennaio scorso, a cui oggi si aggiunge un nuovo capitolo con l'entrata in possesso dei telefono cellulari degli indagati da parte della procura di Paola e dello svolgimento di alcune perquisizioni veicolari.
Perquisizioni e sequestri
Le persone a cui questa mattina sono stati sequestrati i telefoni sono 11 dei 18 indagati. Si tratta di Maria Grazia Melega, Francesco Esposito, Vincenzo Cristofaro, Silvano Cairo, Giuseppe Marsico, Marco Liporace, Maria Petrone, Donato Vincenzo Rosa, Raffaele Grosso Ciponte, Giuseppe Caroprese e Gianfranco Amodeo. Secondo la procura, è altamente probabile che i loro telefoni contengano documenti e conversazioni utili a stabilire la verità dei fatti. Gli altri indagati dell'inchiesta sono: Luigi Cristoforo, Francesco Arcuri, Antonio De Vecchio, Giuseppe Del Vecchio, Paola Di Stio, Giuseppe D'Alessandro e Giampietro D'Alessandro.
Le contestazioni della procura
I reati contestati agli indagati sono, a vario titolo, di corruzione, turbata libertà degli incanti, falsità ideologia e associazione per delinquere. La violazione della legge Anselmi viene contestata, invece, solo a tre degli indagati, due dei quali presunti adepti della setta massonica coperta, mentre una terza persona avrebbe messo a disposizione l'esercizio commerciale di sua proprietà per gli incontri segreti, pur conoscendone la natura illecita.
Niente dimissioni
Tra i nomi degli indagati ci sono Marco Liporace e Vincenzo Cristoforo, entrambi assessori al Comune di Belvedere Marittimo. Secondo il quadro accusatorio, in due distinte occasioni si sarebbero accordati con altri indagati sull'indicazione di ditte compiacenti da invitare a una gara a cui non avrebbero dovuto partecipare. Nonostante lo scalpore suscitato dall'inchiesta, i due assessori non hanno rassegnato le dimissioni, dichiarando di poter dimostrare la totale estraneità ai fatti contestati. Rimane al suo posto anche un'altra indagata, Paola Di Stio, riconfermata a luglio scorso dirigente unico del settore ufficio tecnico del Comune altotirrenico.