VIDEO | Le costruzioni di fortuna in cui vivevano alcuni giovani migranti sono andate completamente distrutte. L'attacco del segretario Flai Cgil Gioia Tauro, Rocco Borghese: «Basta proclami, qui servono provvedimenti seri»
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Un incendio ha interessato questa notte la tendopoli dei migranti di San Ferdinando. Venti baracche sono state avvolte dal fuoco e sono andate distrutte. Si tratta di costruzioni di fortuna realizzate per lo più in legno, lamiera e plastica, che dopo la distruzione della “baraccopoli” recentemente erano state realizzate all’interno del perimetro della tendopoli ministeriale. Fortunatamente nessuno è rimasto ferito, grazie anche al pronto intervento dei vigili del fuoco che si sono adoperati per scongiurare danni più gravi. I pompieri sono riusciti a circoscrivere in breve tempo l’incendio evitando che le fiamme si propagassero alle tende vicine e hanno messo in sicurezza circa 15 bombole di gpl e altro materiale, come qualche gruppo elettrogeno a combustibile, che avrebbe potuto pregiudicare l’operazione di spegnimento. L’area colpita dal rogo, di circa 350 metri quadrati, è stata quindi messa in sicurezza.
Duro il commento segretario Flai Cgil Gioia Tauro, Rocco Borghese, che parla di un pessimo inizio dell'anno per i giovani migranti che affollano il sito. «Ma continuerà peggio se non verranno presi seri provvedimenti a riguardo da parte delle istituzioni. Non servono più riunioni o protocolli d' intesa per la risoluzione del problema, ma volontà politica seria per una più degna e diffusa accoglienza nell'interesse di tutti».
«Non servono - aggiunge - mega interventi solo a fini pubblicitari come quello dell'abbattimento della baraccopoli nel lontano marzo 2019, dove le ruspe inscenando film d azioni con a capo l'ex ministro dell'Interno Salvini a fare da direttore dei lavori, fecero vedere al mondo intero che la baraccopoli non esisteva più. Fu allora una manovra azzardata che non portò, come oggi abbiamo potuto vedere, a niente di buono, anzi tutt altro. L'ennesimo incendio nella tendopoli - conclude Borghese - è figlio di una totale negligenza da parte delle istituzioni a non voler capire la situazione»