Tornano finalmente a respirare gli abitanti che hanno convissuto con la paura e con una cappa di fumo visibile anche a distanza di chilometri. Tante le forze in campo che hanno consentito di domare tutti i focolai
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Dopo quasi tre giorni di fuoco incessante, ad Acri la situazione pare essere tornata tranquilla, anche se la città deve ora fare i conti con i danni causati dai roghi.
Possono tornare a respirare, dunque - e letteralmente - gli abitanti del centro del Cosentino che in questi giorni hanno convissuto con una cappa di fumo, così imponente da risultare visibile anche dall’area della Sibaritide. Diverse le famiglie che erano state evacuate, ben 150, che si erano ritrovate con le fiamme vicino alla porta di casa.
L’allarme, adesso, è finalmente rientrato, grazie anche all’intervento anche di sei canadair e di un elicottero della Regione Calabria. In aiuto sono arrivate anche due squadre di Vigili del fuoco da Benevento. Grazie al loro impegno, sono stati tutti spenti i sei focolai che, in diversi punti, hanno divorato il territorio. Già ieri sera, erano rimasti attivi solo pochi focolai nella zona di Là Mucone, che poi sono stati domati.
Tante le forze in campo, che tutte insieme hanno contribuito a far sì che il pericolo sia scampato: oltre ai Vigili del fuoco, Protezione civile, Calabria Verde, personale del Comune di Acri, Polizia municipale, Carabinieri (di Acri, Rende e San Fili), Carabinieri forestali.
Intanto, attraverso una delibera di Giunta, il Comune di Acri guidato dal sindaco Pino Capalbo ha chiesto lo stato di calamità naturale. Al momento, dopo una prima valutazione, risulterebbero oltre 150 gli ettari di vegetazione ed alberi bruciati.