Don Paolo Raimondi, parroco della chiesa Sacro Cuore di Gesù della frazione di Marcellina tenta la via della presa di coscienza e chiama a raccolta i parrocchiani
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«Ho il magone allo stomaco per quello che sta succedendo. Non posso inviare pompieri, non posso fare niente, posso soltanto tentare la via della coscientizzazione. Chiedo ai miei parrocchiani di condannare quanto sta accadendo. Se qualcuno sa o vede qualcosa, deve denunciare immediatamente». Sono le parole di don Paolo Raimondi, giovane parroco della chiesa Sacro Cuore di Gesù di Marcellina, frazione di Santa Maria del Cedro, che per provare ad arginare il fenomeno degli incendi usa l'unica arma che ha a disposizione: una messa ad hoc, affinché i fedeli diventino "guardiani" del creato e aiutino le forze dell'ordine a mettere fine allo scempio.
L'uomo che distrugge se stesso
Come tutti i calabresi, in questi giorni il parroco è in apprensione per le sorti di una regione già in ginocchio per le tante piaghe che l'affliggono e che ora deve fare i conti anche con il drammatico fenomeno degli incendi, solo in minima parte causato dall'anomala ondata di calore. Gli esperti, infatti, sostengono che dietro ai fuochi, ormai fuori controllo, ci sia la mano malvagia dell'uomo, che distrugge se stesso e sparge disperazione. Pertanto, ogni tentativo di fermare lo scempio in questo momento si rivela un prezioso aiuto.
Oggi la messa per riflettere
Non avendo altri mezzi a disposizione, il giovane sacerdote ha pensato di indire messa, ma con un obiettivo preciso. «Sabato 14 agosto - si legge in un breve comunicato -, la messa vespertina della vigilia della solennità dell'Assunta, alle ore 19.00, sarà per tutta la comunità un momento di sosta e riflessione, di riparazione, di intercessione e di preghiera per l'ambiente e la cura del creato. La mia non vuole essere una sterile critica, ma la risposta cosciente dei cattolici agli abomini che ormai da settimane, da anni, arrecano distruzione all'opera di Dio». Poi conclude: «Senza la domenica non possiamo vivere, dicevano i Martiri di Abitene, ma vale anche che senza la natura, verde, bella, rigogliosa, non possiamo respirare».