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Per innescare le fiamme sono stati usati anche candelotti la cui esplosione era regolata da un timer. Dispositivi temporizzati utilizzati per aggirare i controlli. Il particolare, inquietante, emerge dalle indagini condotte dalla procura di Cosenza e da quella di Castrovillari, sui roghi devastanti appiccati tra il parco della Sila e quello del Pollino. Per intere settimane migliaia di ettari di conifere sono andate distrutte. Un territorio ampio come 60 mila campi da calcio. Dietro la strage dei boschi, come qualcuno l’ha ribattezzata, c’è dunque una mano criminale. Ed un movente di tipo economico. Perché un terreno rende molto di più dopo un incendio.
Quegli alberi fanno gola alle centrali a biomasse
Le falegnamerie hanno scarso interesse per le conifere. Queste piante però, ricche di resina, sono impiegate in maniera intensiva nelle centrali a biomasse. Il loro funzionamento richiede un milione e mezzo di tonnellate di legname all’anno. I boschi calabresi però, in condizioni normali, possono fornirne appena 600 mila. Ma quando un terreno viene attraversato dal fuoco, poiché la legge obbliga i proprietari alla bonifica, i vincoli sul taglio delle piante vengono meno. Il novanta per cento delle aree date alle fiamme sono demaniali.
Nelle aree demaniali i tagli vengono monitorati da Calabria Verde
A decidere quali alberi possono essere salvati e quali invece debbano essere tagliati è Calabria Verde, lo stesso ente deputato allo spegnimento. «Si decide di tagliare anche alberi semplicemente anneriti - denuncia Carlo Tansi, dirigente della Protezione Civile regionale - Addirittura in passato, come testimoniato da alcune indagini della magistratura, si è autorizzato il taglio in aree più ampie rispetto a quelle interessate dalle fiamme». Su Calabria Verde il geologo parla senza peli sulla lingua: «Al posto di esperte guardie forestali, le operazioni di spegnimento a terra sono state affidate a persone reduci da corsi di formazione improvvisati, prive degli strumenti e delle competenze necessarie alla gestione dell’emergenza. A Calabria Verde lavora tantissima gente seria e onesta ma anche lì, come in tuti gli ambienti, c’è chi lucra sul sistema».
Tansi: «Vorrei poter mettere un gps su ogni pianta per vedere dove finisce»
Intervenendo alla celebrazione della XII Giornata per la Custodia del Creato promossa dalla Diocesi di Rossano-Cariati a Longobucco, Tansi ha tirato fuori la mappa degli incendi che hanno aggredito la Calabria, da cui appare chiaro il disegno criminoso messo in atto dai piromani. E la vicinanza delle aree colpite con le centrali a biomasse del Mercure, di Rende e di Savelli, è inquietante. «Il patrimonio boschivo calabrese – insiste Tansi – viene distrutto per alimentare interessi ben precisi. Vorrei poter mettere un gps su ogni pianta per scoprire dove va a finire. Quando le ditte boschive, molte delle quali sono in odore di ‘ndrangheta, effettueranno le bonifiche, sarà importante mantenere alta l’attenzione per evitare le speculazioni».
Salvatore Bruno