Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Millantare un concerto di fama internazionale, con icone, magari, del calibro di Madonna o Stevie Wonder. Aprire le prevendite e poi fuggire con il mal tolto prima che lo staff dell’artista si rendesse conto dell’accaduto. Non è la trama di un film, ma il progetto che covava la ndrangheta e che avrebbe confessato il pentito Francesco Galdi durante un colloquio avuto con i magistrati lo scorso marzo.
A renderlo noto è un articolo del Quotidiano del Sud a firma di Marco Cribari, che apre così uno squarcio su una ndrangheta non legata solo ai settori tradizionali del crimine, ma capace anche di ingegnarsi e progettare maxi truffe, magari covando anche l’adrenalina di riuscire a mettere sotto scacco pilastri della musica.
Nel progetto, mai andato in porto, sarebbero stati coinvolti anche due noti impresari, uno cosentino e l’altro dello Stretto. A coordinare le fila del piano lo stesso Galdi, 42 anni, laureato in economia, originario di Figline Vegliaturo e che si muoveva in modo disinvolto tra tutti i gruppi criminali di Cosenza e dintorni.
Il collaboratore di giustizia era specializzato proprio in truffe ma anche nel traffico di stupefacenti che lo portò poi all’arresto.
Sulla truffa del finto concerto, o sulla mandrakata, come avrebbe detto Gigi Proietti nel film “Febbre da cavallo” si fece anche una riunione a Scilla, prima che tutto sfumasse.