«Sarebbe stato più coraggioso rimanere a Bologna». Non batte ciglio Sofia quando si obietta che lasciare un dottorato di ricerca all'università per investire tutto in una azienda agricola e in una asineria etologica in Calabria è stata una scelta coraggiosa. «Lo studio lo avevo condotto proprio su Santa Caterina ma mi sono resa conto che questo mi stava allontanando. In biblioteca non si riesce a far bene quanto direttamente sul posto».

L'avamposto agricolo autonomo

Ha scelto la Calabria, quindi, per la seconda volta. La prima nel 2020 quando assieme al compagno Raffaele decide di mettere radici nel piccolo borgo del catanzarese investendo in otto ettari di terreno. «Non siamo tornati per fare eremitaggio» mette subito in chiaro Raffaele. L'avamposto agricolo autonomo non è una «fuga dalla società», al contrario, un cammino comune per riporre in terra i semi di una civiltà perduta, cancellata dalla polvere del tempo.

Il passato cancellato

L'asino, fulcro della impresa agricola, ne è l'esempio. «Ha un valore simbolico perché appartiene ad una cultura contadina andata persa» spiega. «Quindi, riportare l'asino a Santa Caterina significava per noi ritrovare un passato cancellato che, invece, dovrebbe tornare ad essere vivo». 

Il borgo sospeso

Lo hanno fatto, ad oltre mille metri sul livello del mare. All'estremo confine della provincia di Catanzaro. Nelle campagne che si distendono a perdita d'occhio, a corollario del borgo che oggi conta poco meno di duemila abitanti. 31 anni lui, Raffaele Dolce di Santa Caterina dello Ionio; 27 anni lei, Sofia De Matteis originaria di Trapani. Si conoscono all'università di Bologna, lui studia filosofia, lei geografia dei processi territoriali. «Da coinquilini a Bologna a coinquilini a Santa Caterina è stato un attimo» sorride ad occhi socchiusi Raffaele.

La panda di Raffaele

«Il primo anno che sono venuta qui a Santa Caterina era nel 2017» racconta Sofia. «E mi ricordo che subito, quando sono scesa dalla panda di Raffaele, ho sentito una energia sia per via della luce che dei colori ma in genere per il contatto con gli elementi naturali. Ho pensato che ci fossero dei requisiti per condurre qui una vita felice. Anche la Sicilia è una regione molto potente da questo punto di vista però qui in paese ho trovato la mia dimensione. Non andrei più via, spero di non andare più via». 

Asini scalzi

Oggi la coppia gestisce una azienda agricola, che produce olio e carciofini selvatici, e una asineria etologica. «In collina vive il nostro branco di asini in gestione naturale, quindi scalzi, non ferrati» aggiunge. «E noi ci assicuriamo di assecondare le loro coordinate desiderative così che le nostre attività con loro, soprattutto il trekking someggiato ovvero passeggiate al fianco dell'asino e non a dorso, avvenga in maniera orizzontale e piacevole sia per il compagno umano che per il compagno animale».

Archeotrekking

Con gli asini si percorrono a piedi, in attività organizzate, gli antichi sentieri in collina attraversando le gole di Santa Caterina in quello che viene definito archeotrekking: lungo il percorso sono visitabili le grotte e i palmenti rupestri e i mulini. «Il ritorno alla terra è stato per me naturale» chiarisce Raffaele, laureato in filosofia ma con la passione per l'agricoltura. «L'azienda è molto legata alle produzioni del territorio, è impegnativo però ti offre la possibilità di autodeterminarti, di decidere cosa e come farlo e farlo soprattutto nella maniera giusta che per noi è quella che asseconda quanto più possibile la vocazione territoriale». 

I compagni di viaggio

C'è Rosa, c'è Cecilia, Plotino, Scossa, Mammut, Carola, Foglia e Tramontana. Il branco di asini vive libero, affacciato su una terrazza naturale. A sei chilometri il blu del mar Ionio e in mezzo i calanchi bianchi. E poi c'è Gandalf, lo spinone dal pelo bruno ruvido con la "sindrome dell'abbandono". Raffaele e Sofia raccontano di averlo conosciuto in un canile di Bologna, dove svolgevano attività di volontariato.

Fuga al sud

Anche lui è venuto via con loro in Calabria. Oggi vive a Santa Caterina dello Ionio, spesso nella panda bianca di Raffaele. «Non vuole restare da solo in casa, quindi, quando andiamo in luoghi dove non può entrare preferisce restare in auto» spiegano. «Abbiamo capito che qui ci sono delle caratteristiche fondamentali, sociali, politiche, economiche e ambientali che ci permettono di vivere una vita normale, assecondando quelli che sono i nostri desideri».

Nuove forme di resistenza

Un avamposto, appunto, dove si pratica una nuova forma di resistenza: sottraendo respiro ad un declino che sembra ormai inesorabile e terreno all'incolto. «L'allontanamento dalla città è percepito come un allontanamento dalla contemporaneità. È, invece, vero il contrario» spiega Raffaele. «È nelle aree interne che tutto diventa più profondamente attuale, dove si deve fare i conti con l'assenza di servizi». Queste le ragioni di una lotta, quanto mai attuale.