VIDEO | La sentenza del Consiglio di Stato ha annullato la nuova nomina del procuratore di Reggio. A margine di una intervista sull’anno giudiziario, il commento del capo dell’ufficio requirente di Vibo Valentia, suo braccio destro per sei anni nella trincea di Catanzaro
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Quando il 14 luglio del 2008, a San Vittore Olona, nel Milanese, venne assassinato Carmelo “Nuzzo” Novella, ebbe inizio la prima guerra di ’ndrangheta del nuovo millennio. Il sangue in Lombardia, poi un’impressionante catena di morti ammazzati che raggiunse la Calabria, dai boschi delle Serre all’arenile del Soveratese. C’è chi fu trucidato in spiaggia, davanti agli occhi attoniti dei bagnanti, come Ferdinando Rombolà, e chi all’uscita da un santuario, dopo la messa, come il mammasantissima Damiano Vallelunga. Agguati su agguati, morti su morti, di notte e di giorno. Furono gli uffici guidati da tre procuratori aggiunti, allora, a fermare la mattanza nel Belpaese che guardava ancora inorridito alla strage di Duisburg ma distoglieva gli occhi davanti alla carneficina che si consumava nel suo ventre: Ilda Boccassini, a Milano, Nicola Gratteri, a Reggio Calabria, e… Giovanni Bombardieri, a Catanzaro.
La decisione | Il Consiglio di Stato annulla di nuovo la nomina di Bombardieri a capo della Procura di Reggio Calabria
La sentenza del CdS
Lo stesso Giovanni Bombardieri che, secondo il Consiglio di Stato, non avrebbe «documentato significative esperienze nella trattazione dei reati di mafia». È una delle motivazioni addotte dal supremo organo di giustizia amministrativa, che ha ordinato al Consiglio superiore della magistratura di tenerne «conto» attraverso un nuovo giudizio comparativo tra lo stesso Bombardieri, la cui nuova nomina quale procuratore capo di Reggio Calabria è stata annullata, e l’attuale sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione Domenico Angelo Raffaele Seccia, che concorse alla guida dell’ufficio requirente dello Stretto, quand’era procuratore capo di Lucera ed il cui ricorso è stato così accolto.
«È profondamente ingiusto»
«È profondamente ingiusto, alla luce della professionalità e dell’impegno che hanno caratterizzato da sempre l’operato di Giovanni Bombardieri, sostenere che non abbia svolto a sufficienza attività anti-‘ndrangheta. E lo dico con grande rispetto nei confronti del collega suo competitor e senza voler entrare nella polemica a proposito dei rapporti tra il Csm ed il Consiglio di Stato», dice Camillo Falvo, procuratore capo di Vibo Valentia, che «per sei anni» ha affiancato Bombardieri alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, «nella quale ha svolto il ruolo di coordinatore delle indagini contro le cosche della ‘ndrangheta non solo lungo l’area ionica del distretto, ma anche sulla tirrenica. Rammento poi – aggiunge Falvo – che egli è stato, a lungo, anche, il procuratore facente funzioni nell’interregno tra l’ex procuratore Lombardo e Nicola Gratteri». “Showdown” - l’indagine che con “Bagliore” (Milano) e “Confine” (Reggio) – fermò la guerra di ‘ndrangheta e condusse ad una pioggia di ergastoli, fu solo una tra le decine di imponenti operazioni coordinate da Bombardieri, la cui tenuta, dato essenziale, ha trovato conferma all’epilogo dei processi penali. «Se lui non ha sufficiente esperienza antimafia chi ne ha?».
L’anno giudiziario
La domanda, a Camillo Falvo, giunge a bruciapelo, durante una intervista sull’inaugurazione dell’anno giudiziario nel Distretto di Catanzaro, nel corso della quale la relazione della Procura generale ha elogiato proprio la Procura di Vibo Valentia per – è scritto – «l’elevatissima produttività» nonostante «l’elevata scopertura in rapporto alla forte presenza ‘ndranghetistica sul territorio ed alla circostanza che la provincia di Vibo risulta essere quella – si legge ancora nella relazione – con il più alto tasso di crimini violenti di tutto il territorio nazionale». In pratica su 11.023 nuovi procedimenti incardinati, la Procura di Vibo ne ha definiti 17.178, così abbattendo quasi radicalmente anche l’arretrato. Una produttività seconda a quella della sola Procura di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri. Deciso a mantenere il trend, Falvo, ma perfettamente consapevole che farlo in queste condizioni è difficile: «Non ci sono magistrati che vogliono venire in Calabria, l’ho detto chiaramente intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario – spiega –. Chi vuol venire, appena assume legittimazione, chiede di andar via. Qui si lavora in condizioni difficili e gli stessi che vanno via ci dicono che in altri posti d’Italia è un altro tipo di lavoro. E su questo dovrebbero lavorare molto – continua Camillo – il Ministero ed il Csm».
Uno smacco alle toghe calabresi?
Il problema, riconosce, è comune a tanti uffici giudiziari calabresi. Il Tribunale di Vibo Valentia, nei fatti, è la metafora di una “questione” che va, dunque, affrontata. Anche perché è la sede naturale di alcuni tra i maxiprocessi più importanti che si celebrano in Italia: non solo Rinascita Scott, ma anche Imponimento, Petrolmafie, presto Olimpo… Nonostante le scoperture degli organici e i sospetti che si sono addensati su certi settori degli uffici giudiziari, la magistratura in Calabria ha riacquisito sempre più credibilità nell’opinione pubblica. E qui si ritorna al “caso Bombardieri”. Sostenere che uno dei magistrati più impegnati e più produttivi della magistratura italiana anti-‘ndrangheta («dati alla mano») non abbia – secondo il Consiglio di Stato - «documentato significative esperienze nella trattazione dei reati di mafia» è o no uno smacco per la magistratura calabrese?
Il Csm sappia decidere sempre
Camillo Falvo si mantiene nel regime del self control che il suo ruolo istituzionale impone, ma non si sottrae alla domanda. «Rispetto, e ci mancherebbe altro, le decisioni del Consiglio di Stato come di qualsiasi altra autorità giudiziaria. Al contempo, però, io so benissimo chi è Giovanni Bombardieri e quante grandi indagini antimafia ha firmato, non solo insieme a me, ma anche insieme a numerosi altri pubblici ministeri. So bene quante ne ha firmate prima dell’esperienza che abbiamo condiviso e ho visto, come tutti, quante ne ha firmate anche dopo. E parliamo solo di quanto fatto a Catanzaro, ovvero di alcune tra le più grandi inchieste anti-‘ndrangheta. Quello che ha fatto e sta facendo a Reggio Calabria non è che una conferma di ciò che sappiamo e cioè che Giovanni Bombardieri è uno dei magistrati che più di ogni altro conosce la ‘ndrangheta. Solo questo posso dire». La chiosa: «Ciò che mi auguro è che il Consiglio superiore della magistratura, specie in territori così difficili, sia sempre in grado di scegliere i capi degli uffici, e non mi riferisco solo agli uffici requirenti, ma anche giudicanti, più idonei, e che sempre più magistrati attrezzati e qualificati facciano domanda per dirigere questi uffici».