VIDEO | Le parole del collaboratore nel processo “Breakfast” che inguaiano l’ex parlamentare: «Ad alcuni incontri c’ero pure io. Era il loro candidato. A me sembrava un viscido»
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«La candidatura di Amedeo Matacena fu voluta da tutte le famiglie di ‘ndrangheta dello schieramento condelliano». È il pentito Pino Liuzzo a parlare dell’ex parlamentare di Forza Italia (LEGGI la latitanza di Matacena). Il neo collaboratore di giustizia, imprenditore arrestato e condannato nell’inchiesta “Araba fenice”, sta affrontando diversi argomenti insieme ai magistrati della Dda di Reggio Calabria. E, fra i settori già sviscerati, c’è anche quello dei rapporti fra politica e ‘ndrangheta.
L’incontro con le famiglie di ‘ndrangheta
I verbali di Liuzzo sono stati depositati al processo “Breakfast” che, nelle prossime settimane andrà a sentenza e che vede imputati, fra gli altri, l’ex ministro dell’Interno, Claudio Scajola (ACCUSE contestate), e la moglie di Matacena, Chiara Rizzo. Alla domanda dei pubblici ministeri sui rapporti fra l’ex parlamentare e le famiglie mafiose reggine, l’indicazione è chiara: «Una candidatura voluta dl padre. E voluta, poi, da tutte le famiglie.
Perché Amedeo Matacena si è incontrato, in poche parole, in qualche incontro ci sono stato pure io, prima, voglio dire, dei voti, con tutte le famiglie degli arcoti schieramento condelliano, rosminiano, Serraino e company, tutta la montagna. Rocco Mu… la buonanima di Musolino e… è andato dai Pelle, tutti gli Alvaro, Peppe Piromalli, e i Mammoliti. Voglio dire: Matacena, in poche parole, è stato toccato proprio a 360 gradi. Era il loro candidato… proprio dai voti poi che ha preso. Dai Labate, eh… Ficareddi, tu… tutti Nicolò Serraino… tutto quello schieramento».
Matacena e Rosmini
Il pentito prosegue nel suo racconto: «Sono stato l’unico che inizialmente a Diego Rosmini del ’59 gli dissi: guarda che a me Matacena non piace… Cosa che invece mi avevano fatto buona, a livello come serietà, come persona il padre, il vecchio e anche il fratello Elio, perché ho avuto a che fare anche con Elio. Oh… devo dire, voglio dire, invece Amedeo lo vedevo particolare, strano (appalti di Matacena, LEGGI QUI). Uhm… viscido. Ecco le parole che io sempre gli dicevo a Peppe Aquila con questo viscido, soltanto che Peppe Aquila aveva un grande ascendente: è stato sempre uno dei perni della cosca Rosmini.
Quindi Diego del ’59 si fece, voglio dire, plasmare, non lo so come. No, non dico manipolare perché non è il tipo è una persona che ha un carisma a livello, voglio dire, di Pasquale Condello. Perché quando parliamo di Diego Rosmini del ’59 noi è come se parliamo allo stesso livello del Supremo… Ecco… di Pasquale Condello».