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Una cena a Torino con esponenti di rango di ‘ndrangheta e Cosa Nostra. È la rivelazione del pentito Nicola Femia ai magistrati della Dda di Bologna. Non una novità, certo, ma la dimostrazione di rapporti assai datati nel tempo, considerato che l’evento avvenne nel 1978.
Il viaggio a Torino
Femia narra di un viaggio fatto assieme a Vincenzo Mazzaferro in terra piemontese. «Ci siamo fermati tre giorni, ma non so cosa dovesse fare Mazzaferro», spiega Femia ai pubblici ministeri. Subito dopo arriva la dichiarazione più importante: «Dopo molti anni Mazzaferro mi raccontò che, a una cena lì a Torino cui io stesso avevo partecipato in occasione di quel viaggio, vi era insieme a noi un personaggio siciliano che poi ho saputo essere Tommaso Buscetta, in quel periodo in semi libertà a Torino». Il pentito è ancora più preciso: «Vincenzo Mazzaferro conosceva certamente esponenti di Cosa nostra di alto rango come Bontade e Inzirillo, quest’ultimo era stato anche ospite di Vincenzo Mazzaferro a Marina di Gioiosa Jonica e io stesso lo avevo conosciuto malgrado fossi ancora minorenne».
Femia narra anche delle conoscenze con noti ‘ndranghetisti reggini trapiantati a Milano: «Avevo conosciuto Giulio Lampada tramite Paolo Martino. Questi, a sua volta, in quel periodo era indicato come il braccio destro di Paolo De Stefano. Fu Lampada a dirmi che sospettava dell’appartenenza di Luigi Condelli ai servizi segreti. Questi, che incontrai a Modena, assieme al medico Giglio, aveva molte amicizie». Il resto è tutto coperto da “omissis”, segno che le indagini, su questo fronte, sono ancora in corso.
Le informazioni sul “Supremo”
Rimanendo sempre in tema di ‘ndrangheta reggina, una parte che, invece, viene valorizzata all’interno del verbale è quella relativa ai rapporti con i Condello. Femia spiega che «la moglie di Luigi Condelli, se non ricordo male, è la vedova di tale Spinelli, ucciso dai De Stefano di Reggio Calabria. Per questo escluso che Condelli possa essere uomo dei De Stefano». Da Condelli a Condello il passo è breve ed emerge anche il ruolo di confidente di Femia, ben prima della sua collaborazione con la giustizia. «Io mi sono interessato al Condello di Reggio Calabria e precisamente di Pasquale Condello perché nel 2004/2005, tale Isidoro Macrì mi convocò per incontrare l’allora dirigente della Squadra mobile, dottor Cortese. Questa è l’occasione in cui ho conosciuto l’ispettore Rosario Romeo. La Squadra mobile di Reggio Calabria cercava il latitante Pasquale Condello e mi chiesero di aiutarli perché erano convinti che Bruno Pizzimenti favorisse la sua latitanza. Ho consegnato al personale della Mobile la chiave di un immobile di cui avevo la disponibilità in quella zona, alto cosentino, per vedere se riuscivano ad intercettarlo. Anche in occasioni successive ho dato informazioni». Come si sa, però, Pasquale Condello fu poi arrestato nel 2008 dagli uomini dell’Arma dei Carabinieri.
Consolato Minniti