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Ci fu una soffiata data al Ros, poco prima della cattura di Domenico Condello “u pacciu” che indicò il luogo in cui era nascosto. Ad affermarlo è il collaboratore di giustizia, Vincenzo Cristiano, nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Reggio Calabria ed ai magistrati della Dda dello Stretto.
Siamo al 17 giugno scorso e Cristiano (in foto) è da poche ore finito in cella a seguito dell’inchiesta “Sansone”, che ha colpito le cosche di Villa San Giovanni e della zona nord del capoluogo.
L’uomo è già un confidente delle forze dell’ordine e, secondo l’accusa, svolge un ruolo delicatissimo: persona di fiducia del gruppo criminale dei Bertuca, il più potente sul territorio villese. Lui conferma: «Sì, non sono battezzato ma portavo imbasciate».
Le notizie al maggiore dei Ros. Tuttavia, una volta davanti al gip, Cristiano sceglie subito la via della collaborazione ed inizia ad analizzare con dovizia di particolari gli equilibri ‘ndranghetistici. Poi si sofferma un attimo e fa affiorare alla sua mente un ricordo nitido: «Io avevo dato notizie al Maggiore dei Ros in data… non mi ricordo, tre-quattro anni fa, in via confidenziale, che c’era un maggiore dei Ros che ha un pizzetto, tramite un agente di Villa che si chiama Nicola Pulifiato (fonetico)… Quindi in temi prima delle indagini, io questi già… lui mi ha anche registrato, è venuto all’appuntamento con un’Opel Corsa blu, questo maggiore dei Ros; il nome e cognome non me lo ricordo, però ci siamo sentiti sul lungomare di Reggio». Una indicazione che, ovviamente, suscita subito l’interesse del pm Giuseppe Lombardo, il quale chiede: «E cosa gli ha raccontato?».
La replica di Cristiano è netta: «Questo. Sì, può testimoniare un agente dei Ros che era in pensione, si chiama Nicola Polifiato (fonetico)». Il pm allora domanda: «Com’è arrivato a questo contatto col maggiore dei Ros? Lei era già una fonte confidenziale?». E Cristiano ribatte: «Per una battuta fatta a ‘sto Nicola, ho detto io, no? “Non siete capaci a prendere a Mimmo Condello, a Micu u pacciu, Mico Condello”. Lui è rimasto trasecolato, ‘st’amico, no? Ma battute così.
Ha detto: “Perché mi dici questo”. “perché so che è a Rosalì”. Perché… tramite Domenico Bonforte, qua sapevo che avevano una casa a Rosalì, là, vicino al giardino, ‘ste cose. Mi ha detto: “Chi te l’ha detto?”. Io avevo saputo una battuta da Francesco Sottilaro, no? Perché la moglie è una Chirico, è parente dei Bonforte, dice: “Là tengono a coso, a Condello”. Lui gliel’ha raccontato al maggiore e il maggiore dice: “Allora c’è un infiltrato. Un infiltrato, c’è uno che porta le notizie fuori”, sì. Dice: “Lo voglio sentire”, mi voleva sentire a me. Gli ho detto io a Nicola: “Va be’, io non ho problemi”, ecco. E ci siamo incontrati e sentiti e abbiamo parlato anche di questo. Quindi alla fine io non ho attinenze con la mafia, con le cose, perché non…».
Fu un’indicazione utile o i carabinieri erano già a conoscenza del luogo nel quale si nascondeva “Micu u pacciu”? Le indagini hanno dimostrato, del resto, come i militari fossero sulle sue tracce da tempo e avessero cognizione di quel nascondiglio.
Le ingerenze degli arcoti a Villa. Crisitano, dunque, delinea la geografia criminale di Villa San Giovanni, spiegando che vi sono due gruppi: Zito-Bertuca, da sempre vicino ai De Stefano, e quello degli imertiani. Il primo è sicuramente quello più longevo quanto a personaggi presenti, il secondo invece ha subito vari subentri nel corso del tempo. Ma un dato spicca su tutti: a Villa San Giovanni i “condelliani” vogliono mettere bocca, soprattutto dopo gli arresti che hanno mandato fuori gioco esponenti di vertice del gruppo Zito-Bertuca.
Ecco cosa dice ai magistrati, con riferimento alle nuove leve dei Condello.
Cristiano – So che, diciamo, che ci dev’essere un regime diciamo di più equilibrio diciamo nelle cose. Perché loro invadono, perché hanno pure un personaggio, che non so come si chiama, che va a volto scoperto, viene a volto scoperto a Villa, tranquillo, e gli dice: “Domani mattina vi dovete aggiustare con Cannitello, vi dovete aggiustare con Archi”.
Giudice – Chi? Aspetti, mi faccia, che vuol dire?
Cristiano – I condelliani.
Pm Lombardo – Hanno un personaggio che ha questo ruolo?
Cristiano – Si?.
Pm Lombardo – Cioe? che impone una decisione praticamente?
Cristiano – Si?, e? una... si?, e? un buttafuori. No che impone, che va proprio sfrontato, per non dire strafottente.
Pm – Sfrontato, senza nascondersi.
Giudice – Per dire siamo della cosca X, Condello dice Lei, e cosi?...
Cristiano – Si?, “Domani mattina...”.
Pm – Lei non lo conosce?
Cristiano – Precisamente no. Cioe? so di vista, si?. Se Lei mi dice una foto, una cosa...
Pm – Sarebbe di riconoscere la fotografia?
Cristiano – Si?. Si?, esattamente.
Giudice – Quindi Lei praticamente...
Cristiano – Ha una macchina grigia, fa il buttafuori e abita vicino, vicino al... non mi ricordo come si chiama, l’Occasione. In quella strada a destra, dopo il lavaggio.
Giudice – Va be’, ma poi ci sara? modo di... poi questo per ora e? un interrogatorio di urgenza.
Cristiano – Come, se mi dite un nome me lo ricordo.
Pm – No. Va be’, ma non e? questo, poi lo facciamo in un’altra...
Se ne riparlerà, dunque, di questo “buttafuori” che arriva a Villa San Giovanni per dettare legge, così come si arriverà ad una sua identificazione. Perché è chiaro che, dopo le numerose inchieste che hanno decapitato le cosche di Archi, la ‘ndrangheta ha avuto necessità di riorganizzarsi e Villa San Giovanni è un territorio molto appetibile, così come storicamente è sempre stato anche per la cosca De Stefano (si ricordi la Perla dello Stretto). Ma Cristiano, pur non dicendosi “battezzato”, di dinamiche criminali villesi ne sa parecchio. E chi è rimasto ancora in libertà, questo lo sa benissimo.
Consolato Minniti