Il giudice Marco Petrini non tornerà in carcere. L’ex presidente della Corte d’appello di Catanzaro resta ai domiciliari, così come aveva disposto il Tdl di Salerno il 29 maggio scorso. La decisione è stata presa dalla Corte di Cassazione che si è pronunciata sul ricorso della procura antimafia di Salerno.

 

La Dda campana, infatti, aveva chiesto che Petrini, che sta collaborando con la magistratura, tornasse in carcere a seguito di alcune dichiarazioni non riscontrate o ritrattate. La Cassazione, però, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in pratica quanto già aveva sostenuto il tribunale del riesame che aveva annullato l’ordinanza con la quale il gip aveva rimandato in carcere il magistrato. Petrini è coinvolto nell'inchiesta Genesi che, lo scorso gennaio, ha fatto emergere un giro di mazzette e sesso negli uffici giudiziari catanzaresi.

 

Secondo la procura di Salerno, Petrini sarebbe stato indotto dalla moglie, Maria Stefania Gambardella, a ritrattare o a modificare le accuse mosse negli interrogatori del 25 e del 29 febbraio. Anche lei oggi risulta infatti indagata per il reato di induzione a non rendere o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria in concorso con persone allo stato ignote. Marco Petrini è difeso dagli avvocati Francesco Calderaro e Agostino De Caro.