FOTO | Subentra a Bruno Giordano prematuramente scomparso. Gratteri: «Sarà un grande procuratore»
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È il giorno che segna uno spartiacque. È il giorno in cui Camillo Falvo s’insedia come nuovo procuratore di Vibo Valentia. Il ricordo di Bruno Giordano, figura storica della magistratura calabrese, procuratore della Repubblica prematuramente scomparso e perciò privato della possibilità di realizzare quella svolta storica che Vibo merita.
Il saluto ai colleghi che più, sul piano professionale e umano, lo hanno sostenuto in questi anni di trincea alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, da Giovanni Bombardieri a Nicola Gratteri. Il saluto a tutti i presenti, iniziando dai suoi genitori «a cui – ha detto – devo tutto ciò che sono».
La sala Emilio Sacerdote, al primo piano del vecchio Palazzo di giustizia, è gremita. C’è il presidente della Corte d’Appello Domenico Introcaso. C’è il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri con l’aggiunto Vincenzo Capomolla, ci sono quello di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, e di Cosenza e Lamezia Terme, Mario Spagnuolo e Salvatore Curcio, tanti altri magistrati del distretto, i vertici delle forze dell’ordine.
Camillo Falvo, il magistrato sempre freddo e imperscrutabile, l’investigatore austero, nel giorno che segna il momento più alto della sua carriera, tradisce un po’ d’emozione. Viene accolto come l’uomo della Provvidenza in un circondario i cui uffici giudiziari si lasciano alle spalle anni difficili, di scandali, scoperture, polveroni, divisioni. La rivoluzione, però, già da tempo è in atto e oggi si completa.
Falvo: «Faremo grandi cose»
È arrivato il nuovo della presidente di sezione Tiziana Macrì, il nuovo presidente del Tribunale Antonino Di Matteo, sono arrivati i rinforzi attesi, in ultimo il pm Eugenia Belmonte proveniente dal altra Procura di trincea, quella di Gela. Sì, c’è ancora una scopertura nell’ufficio gip-gup, ma c’è il nuovo capo dell’ufficio requirente: «Ora non abbiamo più scusanti – dice il procuratore Falvo – se falliremo, falliremo per nostra responsabilità. Ma non falliremo, faremo grandi cose».
Un po’ come Gratteri a Catanzaro, all’appeal è quello del magistrato che sa il fatto suo, che conosce il territorio perché su di esso vi ha lavorato – come ricorda – prima in applicazione dalla Procura di Rovigo, in ultimo come sostituto antimafia, e che del suo ex capo ha mutuato le determinazione e lo spirito: «Essere un punto di riferimento per la gente».
Gratteri: «Un grande magistrato»
La cerimonia, officiata dal presidente del Tribunale, Antonio, Di Matteo vede avvicendarsi nel saluto dai vertici della magistratura del distretto ai rappresentanti dell’avvocatura. Ci sono in sala anche i vertici delle forze dell’ordine, tutte. Mancano i rappresentanti della comunità, gli eletti dal popolo, sindaci e referenti degli enti locali. Eppure e soprattutto a loro, ai cittadini, che il neo procuratore di Vibo Valentia rivolge il suo messaggio.
«Camillo Falvo è una grande magistrato – risponde Gratteri ai cronisti –. Dda e Procura di Vibo lavoreranno insieme, all’unisono». Da Introcaso ai rappresentanti dell’avvocatura, tutti esprimono parole di elogio verso quella toga nei cui confronti sono riposti fiducia e speranze, incondizionatamente.
Le parole di Filomena Aliberti
Le parole più sentite, tra quelle pronunciate all’epilogo della cerimonia presieduta dal presidente Di Matteo, appartengono a Filomena Aliberti. Sulle sue spalle è gravato, per così tanto tempo, il peso di un ufficio delicatissimo.
In un’epoca in cui la condizione di solitudine sovente si richiama per dare valore al sacrificio dell’individuo, l’ex procuratore facente funzioni dice con coraggio e orgoglio: «Non abbiamo mai sentito il peso della solitudine». Un ringraziamento – Filomena Aliberti – l’ha rivolto al «superiore ufficio», alla Procura generale, ed ai colleghi.
Con occhi lucidi l’osserva chi, come il pm Concettina Iannazzo, qui è da più tempo degli altri, risolvendo casi d’omicidio e rispondendo alla sete di giustizia che veniva da una comunità priva di speranze. L’osservano i colleghi della Procura Ciro Luca Lotoro e Corrado Caputo, che alla fine abbracciano il nuovo “capo” nella consapevolezza di essere ancora più forti. Loro, quelli che ai tempi di Falcone per la giovane età qualcuno avrebbe definito come i “giudici ragazzini”, hanno reso onore alla toga in questi anni complicati: risolto crimini che si temeva restassero impuniti, smaltito un arretrato enorme, soprattutto mostrando serietà e decoro, in altri termini ciò che in sintesi Nicola Gratteri definisce credibilità.
A Vibo, così, arriva quello che tutti i colleghi hanno definito come un «grande procuratore». Un «grande procuratore» che – come egli stesso ha ribadito – non parte da zero. E che una barca rimasta tenacemente a galla negli anni della tempesta può trasformare egli stesso in una nave da guerra.