VIDEO | L'uomo è ospite del centro di recupero e cura Maranathà. Il suo appello a quanti sono a rischio ludopatia: «Se siete forti non giocate, perché se giocate perdete»
Tutti gli articoli di Cronaca
«Non si vince al gioco. Col gioco si perde sempre». Francesco, nome di fantasia, racconta la sua storia e di come, a causa di quel vizio diventato dipendenza, ha perso tutto. Soldi e famiglia. La smania per il gioco d’azzardo lo ha spinto a compiere piccoli reati per i quali ha pagato il prezzo con la giustizia.
Tra pochi giorni compirà 64 anni, «la metà dei quali sprecati», dice. Un passato da alcolista. Poi il recupero nel centro Maranathà. «Fu uno dei primi ospiti della struttura», ricorda Antonella Rotella, psicoterapeuta e vice presidente del centro di recupero per tossicodipendenti che ha sede a Mileto, nel Vibonese.
Francesco è tornato al Maranathà. Questa volta per sconfiggere un’altra dipendenza: la ludopatia. Non ricorda neppure quando c’è finito nel vortice del gioco d'azzardo. La nuova “droga” legale che dilaga in tutta Italia. I numeri sono allarmanti. Un recente studio realizzato da Federconsumatori e Cgil, ha collocato Vibo Valentia al quarto posto per scommesse online nel nostro Paese.
«I dati sono preoccupanti», conferma Antonella Rotella, che da anni si occupa di dipendenze. «Il centro ospita attualmente circa 40 persone con problemi di tossicodipendenza, alcolismo e ludopatia - continua -. Cerchiamo di riportare alla realtà persone che si sono scollegate dalla realtà. Persone che vivono in una bolla, spossate a livello psichico e fisico. Francesco viene seguito anche da uno psichiatra. Cerchiamo di reinserirlo nella società. Oltre al supporto psicologico - spiega - il centro Maranathà offre consulenza legale».
Ma qual è il confine tra gioco e ludopatia? Tra divertimento e malattia? «Ci sono giocatori occasionali che giocano di tanto in tanto, poi ci sono quelli sociali che giocano solo in determinati periodi e infine quelli patologici che hanno bisogno di giocare quantità crescenti di denaro per ottenere l’eccitazione desiderata. La maggior parte dei ludopatici soffre di disturbi della personalità, e spesso la malattia è associata ad altre dipendenze».
Rotella ci accoglie nella struttura. È lei che ci presenta Francesco. Un uomo riservato che ha deciso di offrire la sua testimonianza per far comprendere quanto sia terribile finire in questo tunnel che inganna chi entra promettendo una ricchezza invece irraggiungibile.
«Ho dilapidato il patrimonio di famiglia. Prima che mia madre morisse in un tragico incidente d’auto, le rubavo i soldi. Dicevo che andavo a fare la spesa e invece entravo nelle sale scommesse e giocavo qualsiasi cosa. E più perdevo, più cresceva il bisogno di puntare altri soldi. Sono arrivato a spendere tutto. Compresa la mia pensione di invalidità. Tutta in un giorno». Sa di avere toccato il fondo quando ha chiesto un prestito di 5mila euro. «Li ho bruciati in poche ore», ammette. «Non ero in me», spiega, celando vergogna per una vita fatta di bugie per nascondere un problema che era evidente a tutti. Tranne che a lui. Ecco perché è fondamentale il ruolo della famiglia.
«Nel caso in cui ci si accorga che un proprio congiunto ha intrapreso la strada del gioco d’azzardo, bisogna intervenire subito, perché da quel tunnel non si torna indietro, non da soli - dice la terapeuta- bisogna parlarne direttamente con la persona per renderla consapevole e poi informare anche al medico di famiglia che ha gli strumenti per indirizzare i malati di gioco d’azzardo verso centri come il nostro». Guarire è possibile, dunque. «Non auguro a nessuno la fine che ho fatto io», ripete Francesco. Ripudiato dalla famiglia, oggi ha una nuova consapevolezza. Non è più quell’uomo debole che buttava i soldi nel gioco, ora è una persona forte. E a chi si trova nel vortice del gioco d’azzardo dice: «Se siete “babbi” (sciocchi) continuate a giocare, ma se siete forti non giocate, perché se giocate perdete. E non perdete solo il gioco». È il consiglio di un uomo che è caduto ed è riuscito a rialzarsi, che ha perso tutto e che oggi ha deciso di riprendere in mano la sua vita. «Io adesso vedo il mio futuro. E riesco ad immaginarlo solo perché non gioco più…».