Il 35enne originario di Gioia Tauro è coinvolto nell'inchiesta Radici della Dda di Bologna e della Guardia di finanza. L'indagine contesta a vario titolo i reati di associazione a delinquere, bancarotta, autoriciclaggio, intestazione fittizia e estorsione
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Esce dal carcere dopo un anno Francesco Patamia, candidato alla Camera con la lista 'Noi moderati' nel collegio di Piacenza, coinvolto nell'inchiesta 'Radici' della Dda di Bologna e della Guardia di Finanza. Il tribunale della Libertà, dopo l'appello del difensore, avvocato Fausto Bruzzese, ha infatti disposto la sostituzione della misura della custodia in carcere con gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
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I giudici del tribunale bolognese (presidente Andrea Santucci, relatore Gianluca Petragnani Gelosi) depositeranno in seguito le motivazioni dell'ordinanza sul 35enne, che il 19 ottobre è stato nel frattempo rinviato a giudizio, insieme ad altri 30 imputati. L'indagine contesta a vario titolo i reati di associazione a delinquere, bancarotta, autoriciclaggio, intestazione fittizia e estorsione, in alcuni casi con l'aggravante di aver agito con metodi di 'Ndrangheta e gli investigatori hanno approfondito i legami dei personaggi coinvolti con le 'ndrine Mancuso di Limbadi e Piromalli di Gioia Tauro.
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Gli investimenti illeciti, avvenuti anche in piena emergenza Covid, avevano riguardato esercizi commerciali soprattutto del litorale romagnolo e aziende edili, della ristorazione e dolciarie. Nel corso dell'udienza preliminare Patamia aveva chiesto e ottenuto di essere interrogato dal Gup.